SIMONA BALLATORE
Cronaca

Cristina Pozzi, da Milano al World economic forum

Ecco la Young Global Leader 2019 per l’Italia

Cristina Pozzi

Milano, 20 marzo 2019, "Se rimaniamo troppo affezionati a un’immagine di futuro che riteniamo più probabile rischiamo di perderci una serie di scenari e segnali che ci avvisano che il futuro sta andando in una direzione diversa». Cristina Pozzi, 37 anni è la Young Global Leader 2019 per l’Italia e riporta il Paese nel World Economic Forum dopo cinque anni di assenza. Unica italiana nella community, l’imprenditrice impegnata nell’educazione al futuro - con Impactscool ha già formato 11mila persone che hanno partecipato a 230 eventi - entra nel World Economic Forum. Alle spalle un diploma classico al Beccaria di Milano e una laurea in Economia alla Bocconi, ha fondato con Andrea Dusi “Wish Days”, venduta poi nel 2016 a Smartbox, e fra le mani ha un libro: “Benvenuti nel 2015”.

Com’è arrivata la chiamata?

«Ero stata avvisata di essere nella short list dei candidati, avevo già sostenuto un colloquio ma da lì a pensare di entrare nella rosa di quest’anno... Ci speravo. Poi è arrivata la mail. È un’opportunità incredibile: avremo strumenti inestimabili, in termini di persone, punti di vista, formazione ed esperienze, che possono amplificare l’impatto che già oggi abbiamo con Impactscool. Sono grata, sento una forte responsabilità».

Quanto è servita la sua formazione? E perché ora è iscritta a Filosofia?

«La laurea in Bocconi mi ha allenata anche a saper cogliere le opportunità. Filosofia è nata come esigenza, quando ho iniziato ad approfondire le tecnologie emergenti e i possibili scenari futuri che si aprivano ho sentito il bisogno di fare una riflessione che andasse in profondità, con un bagaglio culturale che si rifà a secoli di storia e di filosofia».

Il suo libro è una guida turistica per il futuro. Come prevedere il mondo tra 30 anni?

«Gli strumenti non sono gli stessi che servono per un business plan a 5 anni. Richiede uno sforzo che passa dal ragionamento logico rispetto a quello che osserviamo attorno a noi, dalla proiezione di numeri e trend, ma anche da un pizzico di creatività che serve per uscire dagli schemi. Consiglio un allenamento: ogni giorno, cinque o dieci minuti, ragioniamo in modo critico su quello che vediamo attorno, per non venire travolti».

Con Impactscool insegna gratuitamente agli studenti ad affrontare il domani con consapevolezza e metodo etico. Oggi sono in piazza. Cosa pensa del Climate strike?

«Straordinario e giustissimo, è un segnale positivo. Anche se, come dice Greta che ha scatenato tutto, non basta ascoltarli, dobbiamo fare qualcosa anche noi. Non c’è più tempo. Parte tutto da una protesta, ma è il primo passo per capire che si possono cambiare le cose, anche con azioni piccole e grandi che siano. Non è vero che non cambia nulla. Qualunque rivoluzione della storia dell’umanità passa dalla disponibilità delle risorse, che passa dalle condizioni climatiche. Come una rivoluzione francese fra le sue cause conta anche un’eruzione di un vulcano 5 o 6 anni anni prima e la Primavera araba passa anche da cambiamenti climatici, ora dobbiamo tenere in considerazione che 130 milioni di persone nel 2050 dovranno lasciare i loro territori perché resi inabitabili. Ci saranno nuove rotte, il mare artico sarà libero dai ghiacci. Cambiano anche gli equilibri economici globali: conviene guardarli. Oltre a quello che deve essere l’obiettivo primario: lasciare un pianeta vivo ai nostri figli e nipoti».

Guardando alle professioni del futuro, cosa consiglia loro?

«Qualunque lavoro evolverà: l’intelligenza artificiale sarà pervasiva, ma le chatbox per esempio saranno un supporto per gli psicologi, non li sostituiranno. Tutti dovremo conoscere questi strumenti, ma non tutti programmeremo. Bisogna sapere cogliere le opportunità. Le scienze della vita cambieranno panorama, credo che anche le facoltà come Filosofia e Sociologia daranno una visione, insegnano a pensare. E lo strumento migliore è la nostra capacità critica».