Milano, crisi nera degli hotel: rischio fallimenti a catena

Società soffocate dai debiti, dai gioielli Townhouse al colosso degli affitti brevi Halldis: "Un pessimo segnale per il settore"

Turisti a Milano

Turisti a Milano

Milano, 21 settembre 2020 -  Halldis Spa, una delle società leader negli affitti brevi, nel ricorso con cui ha chiesto al Tribunale fallimentare di Milano il concordato preventivo, mette nero su bianco che una situazione già finanziariamente traballante "si è aggravata notevolmente a seguito dei recenti provvedimenti urgenti connessi alla pandemia di Covid-19". Misure "che hanno determinato e stanno tuttora determinando ingenti danni per il gruppo, in considerazione del drastico calo di viaggi e spostamenti delle persone dovuto sia ai provvedimenti adottati dalle autorità per contrastare la diffusione del virus sia al mutamento delle abitudini dei consumatori di servizi turistici".

Anche la società Townhouse.it Srl con sede in via Goldoni, catena di piccoli alberghi di lusso che a Milano gestisce il “gioiello“ in Galleria e un boutique hotel in via Goldoni 33, ha chiesto il concordato preventivo, procedura che in una situazione di crisi consente di tentare di uscire dal default per evitare il fallimento. Il giudice Alida Paluchowski, dopo aver esaminato documentazione dalla quale emerge il "presupposto soggettivo di fallibilità", ha nominato un commissario giudiziale e ha concesso tempo alla società per presentare un piano di rilancio.

Sono "pessimi segnali", di una fase ancora più critica, per la Milano che vive attorno al turismo e ai viaggi business, in una città dove il flusso di visitatori è ancora ridotto ai minimi termini. Alberghi mezzi vuoti, congelato il florido business cresciuto attorno ad Airbnb e agli affitti brevi. Nella prima fase, durante il lockdown, gli alberghi hanno chiuso i battenti. Poi hanno progressivamente riaperto, scommettendo su un turismo che nelle città si riprenderà per ultimo, rispetto a località di mare o montagna, e su viaggi d’affari ancora bloccati. Intanto i debiti si sono accumulati e società del settore stanno iniziando a presentare i libri in Tribunale. Strutture già in crisi prima della pandemia sono state messe in ginocchio, ma anche quelle più solide finanziariamente stanno iniziando a scricchiolare. L’offerta di strutture ricettive, cresciuta anno dopo anno, ora si trova di fronte al crollo improvviso della domanda seguito da una lentissima risalita. E i primi a pagare il prezzo sono stati i lavoratori. Subito dopo il lockdown sono stati tagliati facchini e addetti alle pulizie di società esterne che gestiscono i servizi in appalto, rimasti senza stipendio e in attesa di una cassa integrazione erogata in ritardo, spinti "sotto la soglia della sopravvivenza".

Posti di lavoro per ora salvati dagli ammortizzatori sociali, ma da considerare già "bruciati" quando verrà meno il blocco dei licenziamenti. Poi ci sono i dipendenti diretti delle strutture, e tutto il mondo che ruota attorno al turismo, dai ristoranti ai negozi del centro. "Gli operatori riescono a resistere solo perché hanno risparmiato, come le formiche – spiega Rocco Salamone, presidente di Atr, l’associazione degli albergatori milanesi di Confesercenti – ma non può durare a lungo". E c’è chi non ce la fa, come la società di affitti brevi Halldis e la holding milanese Windows on Europe. Un impero costruito a partire da tre proprietà a Firenze e 50 milioni di vecchie lire di fatturato nel 1986, fino alle oltre 1.600 proprietà in 25 località europee, commissariato dal Tribunale di Milano.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro