
Crac Credit Suisse, la fusione parte da Milano
Milano come città-test per muovere i primi passi verso una "fusione enorme", dopo il salvataggio di Credit Suisse da parte dell’altro colosso elvetico Ubs. L’operazione pilota - si tratterebbe infatti della prima lanciata dalla banca a livello europeo - riguarda una cinquantina di dipendenti. Dal primo gennaio, secondo il piano che deve ancora essere approvato dai regolatori, dovrebbe scattare la fusione per incorporazione di Credit Suisse Servizi Fiduciari Srl in Ubs Fiduciaria Spa, entrambe basate a Milano. Durante l’ultimo incontro con i sindacati l’istituto ha speso parole tranquillizzanti, garantendo che non ci saranno esuberi e i dipendenti che confluiranno nella nuova realtà manterranno "inquadramenti e anzianità di servizio".
I timori sono, piuttosto, sul medio periodo. "Non ci hanno presentato un modello organizzativo e, pur di fronte a rassicurazioni sull’immediato, non sappiamo che cosa accadrà realmente nel futuro", spiega Maddalena Acquaviti, della segreteria milanese della First Cisl. "Non si conosce ancora l’entità reale del buco di Credit Suisse – spiega Marco Berselli, segretario generale della First-Cisl Milano Metropoli – e per questo potrebbe aprirsi un vaso di pandora, scaricando eventuali crisi sui lavoratori. Purtroppo siamo soggetti a decisioni che vengono prese sulle nostre teste, in Svizzera e a Francoforte". Un risiko che, a Milano, riguarda i circa 400 dipendenti delle due banche. Una cinquantina lavorano nelle due fiduciarie ora al centro del primo processo di fusione, che potrebbe servire per tastare il terreno. C’è un punto interrogativo anche sulla nuova sede di lavoro: Ubs sta conducendo uno studio di fattibilità sugli spazi in via del Vecchio Politecnico. Al termine dell’ultimo incontro, i sindacati Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca, Fabi e Unisin hanno chiesto "chiarezza con preciso riferimento alle ricadute sul personale" in una partita ancora tutta da giocare.
Andrea Gianni