
Covid e lavoro
Milano, 12 dicembre 2020 - Prendere il Covid sul posto di lavoro e morire. Un destino che è toccato a 332 persone in Italia di cui oltre un terzo (137) in Lombardia. Ad attestarlo il report dell’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) sulle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 da gennaio al 31 ottobre. Un periodo nel quale sarebbero stati 66.781 i lavoratori contagiati in azienda (22.119 in Lombardia). Un condizionale d’obbligo. "Si tratta di denunce a cui devono seguire le opportune verifiche. In alcuni casi la denuncia all’Inail è praticamente automatica, come per medici, infermieri e operatori delle Rsa, in altri, come ad esempio aziende e uffici, occorrono accertamenti approfonditi con l’intervento degli ispettori. Non è facile infatti stabilire con esattezza dove sia avvenuto un contagio. Conta molto, ad esempio, se all’interno di un luogo di lavoro sia scoppiato un focolaio. Non è raro poi in questi casi che le aziende cerchino di negare, anche se dall’iniziale responsabilità penale oggi si è passati a sanzioni amministrative in caso sia certificato un mancato rispetto delle misure di prevenzione da parte del datore di lavoro", spiega Enzo Mesagna, segretario, con delega al mercato del lavoro, della Cisl Monza Brianza e Lecco.
Contagi in azienda che hanno colpito soprattutto le donne: 15.945 in Lombardia contro i 6.174 uomini. "Questo si può giustificare con il fatto che sono soprattutto loro a svolgere mansioni particolarmente esposte al virus come le operatrici delle case di riposo o le infermiere", spiega Mesagna. Un mese di ottobre durante il quale, in linea con i dati dell’aumento dei positivi nell’intera popolazione, sono cresciute anche le denunce di contagio sul lavoro. "Rispetto alla data di rilevazione del 30 settembre - si legge nel report dell’Inail - le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 3.062 casi (2.936 avvenuti a ottobre, i restanti riconducibili a mesi precedenti), di cui 4 per eventi mortali (nessun decesso a ottobre). Il rilevante aumento ha riguardato tutte le province pur spiccando per intensità del fenomeno, sia in termini assoluti che relativi, quelle di Milano, Monza-Brianza e Varese (anche in questo caso ricalcando la geografia delle province più colpite dalla seconda ondata ndr )".
Anche sul fronte dei morti i numeri peggiori si registrano nel settore sanitario e assistenziale. "I decessi – spiegano sempre dall’Inail – riguardano per quasi un terzo il personale sanitario e assistenziale (infermieri, medici, operatori socio sanitari, operatori socio assistenziali); tra i più coinvolti anche impiegati, conducenti professionali e addetti alle vendite. I settori di attività economica più colpiti sono Sanità e assistenza sociale (24,2%), attività manifatturiere (21,1%), trasporto e magazzinaggio e commercio entrambi con l’11,6% ciascuno". Morti che in Lombardia si sono concentrate particolarmente nelle province più colpite dalla prima ondata: 38 a Bergamo e 25 a Brescia. Numeri che è lecito attendersi in crescita nei prossimi mesi anche nelle province flagellate dalla seconda ondata visto che i decessi seguono a distanza di settimane, se non di mesi, l’andamento del picco della curva dei contagi.