"Arriva nelle nostre case, pensiamo di conoscerla, ma abbiamo tanti preconcetti che non ci fanno vedere le cose con la giusta lente". Beatrice Cantoni, 32 anni, ricercatrice del Politecnico di Milano, a “MeetMeTonight“ avvicinerà i visitatori alle ricerche sull’acqua, sfatando falsi miti.
Come sta l’acqua di Milano?
"Benissimo. È sempre sotto controllo. Cercherò di mostrare come i nostri sensi ci ingannano: vista, olfatto e anche gusto. Proporrò un test con l’acqua di rubinetto di Milano e quella di diverse acque in bottiglia, chiedendo di metterle in ordine dalla più ’leggera’, con meno residuo fisso, alla più pesante. Molti pensano che l’acqua del rubinetto sia la più pesante, che abbia più ’calcare’, con strumenti di misurazione sveleremo che non è così".
Come la tecnologia può migliorare la qualità dell’acqua?
"Mostreremo due tecnologie del Dipartimento di Chimica, una spugna che diventa colorata assorbendo i metalli pesanti e due solventi eutettici idrofobici: aggiunti all’acqua rimuovono i contaminanti".
L’intelligenza artificiale può aiutare?
"Sì e le applicazioni sono le più diverse. Può aiutarci a sfatare un altro preconcetto sui cambiamenti climatici: pensiamo sempre a siccità e inondazioni, allo scioglimento dei ghiacciai, alla quantità d’acqua. Ma con i nostri ingegneri informatici mostreremo come prevedere l’impatto sulla qualità dell’acqua, con un algoritmo di intelligenza artificiale. E l’IA può aiutare anche gli agricoltori a stoccare più anidride carbonica nel terreno".
Quando si è appassionata alla ricerca?
"Tutto è partito da Focus Junior e dai primi esperimenti da bambina. Ho scelto Ingegneria ambientale perché volevo risolvere il problema dell’aria a Milano o quello dell’acqua in Africa. Alla fine mi sono occupata di acqua a Milano, ma c’è tempo anche per arrivare nei Paesi in via di sviluppo: mi piacerebbe che i miei studi avessero un impatto anche lì. Mi sono appassionata alla parte di laboratorio e anche alla modellistica per l’analisi di dati durante la mia tesi di laurea in America".
Servono ingegnere: le giovani ricercatrici possono rappresentare role-model per superare il gender gap?
"Sì. A Ingegneria ambientale siamo 50% donne e 50% uomini, non si sente lo squilibrio. Ma è ancora necessario avvicinare le ragazze alle materie Stem. E quindi siamo qui: mostriamo quello che facciamo, il nostro entusiasmo e che possiamo avere un impatto con le nostre ricerche".Si.Ba.