
L’ambulatorio mobile di Emergency
Trovare casa è il problema numero uno a Milano anche per chi non è fragile, ma per chi lo è diventa anche una barriera anche nell’accesso al welfare e alle cure del Servizio sanitario nazionale, sottolineano gli operatori di Emergency tirando il bilancio 2024 del loro progetto Nessuno escluso: 2.056 famiglie seguite, circa ottomila individui di cui il 58% stranieri con un regolare permesso di soggiorno e un altro 20% cittadini italiani, la nazionalità più rappresentata, anche se in calo del 5% dal 2023 e raggiunta dai peruviani, balzati dal 12 al 20% per l’instabilità del loro Paese. Seguono egiziani (15%), marocchini (12%), georgiani (7%), rumeni (4%), poi ucraini, bengalesi, ecuadoriani e filippini. Più del 70% abita in condizioni disagiate e mentre i problemi di lavoro sono stati risolti nel 58% dei 473 casi seguiti solo l’11% dei 500 che hanno chiesto aiuto per una soluzione abitativa l’ha avuta.
Non si tratta solo di un tetto, come dimostra la storia paradossale del signor H., peruviano, da 35 anni a Milano con la moglie, una figlia nata qui che non può andare al nido comunale perché "viviamo in una casa senza contratto e non abbiamo la residenza". Così i genitori lavoratori sono stati costretti a pagare per sette mesi un asilo privato e a rivolgersi a Emergency per il pacco alimentare (come altri 1.226 degli ottomila) e cercare di ottenere una residenza fittizia.
Lo stesso problema emerge all’altro tornasole di Emergency, il Programma Italia che tra clinica mobile e sportello sociosanitario ha aiutato 2.286 persone a Milano nel 2024: il 57% erano extracomunitari col permesso di soggiorno che come il 5% di italiani "dovrebbero avere avere accesso diretto al servizio sanitario – sottolinea la coordinatrice dell’ambulatorio mobile Loredana Carpentieri -. Sono le barriere burocratiche, linguistiche, economiche e amministrative il vero ostacolo all’accesso alle cure". Gi.Bo.