Milano – Il gruppo compatto avanza sullo spartitraffico di viale Omero. Tutti vestiti di nero. I cappellini in testa. Le sciarpe e i fazzoletti bianchi a coprire il volto.
Fumogeni, petardi e bottiglie contro la polizia. Un grosso fuoco d'artificio atterra su una macchina di servizio della polizia: la voragine sul cofano dà l'idea della potenza della bomba carta. Il confronto a distanza con la polizia in assetto antisommossa, che lancia i lacrimogeni per disperdere il branco e mettere fine ai vandalismi. Incendi ovunque a illuminare la notte del Corvetto. Una notte da banlieue al grido di "Ramy vive".
Arrestato un montenegrino
Alla fine, un ventunenne originario del Montenegro viene bloccato e portato in Questura: a valle degli accertamenti investigativi, verrà arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e per accensioni ed esplosioni pericolose. Il suo indirizzo di residenza, una delle vie più problematiche della zona di Forze Armate, lascia pensare che ai ragazzi del Corvetto si siano aggiunti altri giovanissimi da più quartieri periferici della città, evidentemente attirati dalla possibilità di scatenare la loro rabbia in strada.
Gli incendi e l'assalto alla 93
Tutto inizia alle 22.30 di lunedì 25 novembre, dopo un pomeriggio ad alta tensione tra petardi, estintori svuotati e striscioni per Ramy Elgaml, il diciannovenne egiziano residente in via Mompiani morto nella notte tra il 23 e il 24 novembre in via Ripamonti angolo Quaranta nello schianto del TMax guidato dal ventiduenne tunisino Fares B. in fuga dai carabinieri del Radiomobile. Nel mirino finisce un autobus della 93: un gruppetto di incappucciati scende da una macchina e assalta il pullman di Atm, distruggendo il parabrezza e i finestrini laterali. La scritta "Ramy vive" lascia la firma.
I roghi in via Barabino
Poi qualcuno entra in una scuola di via Barabino, prende i cassonetti della spazzatura e li porta nell'area giochi per darli alle fiamme. I reparti inquadrati della polizia avanzano tra rifiuti che fumano, cestoni della spazzatura buttati a terra e monopattini vandalizzati. Il lancio di oggetti si ferma solo quando partono i lacrimogeni, che disperdono la folla. Alle 23.30, la tensione si abbassa. E inizia la conta dei danni: un autobus devastato, una pensilina in frantumi e arredi urbani da buttare. E quasi certamente non è finita: i responsabili dell'ordine pubblico temono nuove tensioni nelle prossime ore.