I no vax ignorano i divieti anti-cortei. Cinquemila dal Duomo a Sempione

Ennesima manifestazione non autorizzata: la sfilata tra i tavolini di via Dante e il presidio davanti alla Rai

Un momento del corteo No Vax

Un momento del corteo No Vax

Milano, 17 settembre 2021 - Per il nono sabato consecutivo, i No vax hanno invaso le vie del centro. I divieti preventivi imposti dalla Questura a coloro che sono ritenuti gli organizzatori di fatto delle manifestazioni (metà dei 16 destinatari si è ritrovata all’Arco della Pace, insieme ai 200 che hanno preso parte al presidio preannunciato dell’associazione La Genesi) non ha sortito gli effetti sperati: niente presidio statico, il serpentone dei negazionisti ha percorso diversi chilometri dal Duomo a corso Sempione, infrangendo le regole come succede ogni weekend dal 24 luglio. Ancora una volta , il movimento che si oppone al green pass (e in generale alla scienza) ha dimostrato di essere sostanzialmente acefalo, e di conseguenza di poter rapidamente sostituire i presunti capi con altre persone che a turno prendono il megafono e intonano slogan contro giornalisti, forze dell’ordine, Draghi, dittatura sanitaria e virologi. Un gruppone di gente difficile da catalogare: la stragrande maggioranza non sembra riconoscersi in partiti politici (anzi rifiuta chi vuole cavalcare la protesta come un manipolo di fuoriusciti di CasaPound e Forza Nuova); ci sono over 60 e genitori con bambini, giovani che urlano "Resistenza, resistenza", studenti contrari al certificato verde e signore sulla sessantina che implorano quasi in lacrime gli agenti di togliersi il casco per solidarietà. Tutti paiono accomunati dall’incrollabile convinzione nelle teorie che diffondono, antipodiche rispetto a quello che gli esperti vanno spiegando da un anno e mezzo sul Covid e soprattutto sprovviste di alcun fondamento. Il ritrovo è in piazza Fontana: sono in diverse centinaia già alle 17. Passano una cinquantina di minuti, ed ecco il solito copione: "Corteo, corteo". Il popolo negazionista si muove compatto verso piazza Duomo, preceduto dai funzionari dell’ordine pubblico e dai blindati di carabinieri e polizia. L’obiettivo: l’Arco della Pace, lì dove aspettano alcuni dei leader "bloccati" dalle prescrizioni di via Fatebenefratelli. Dopo aver percorso via Orefici, i cinquemila con striscioni, cartelli e stelle di David sul petto (a suggerire un grottesco parallelo coi deportati nei lager) si infilano in via Dante, tra gli sguardi stupiti (e qualche timido sorriso di approvazione) dei clienti dei bar seduti ai tavolini, in pieno orario aperitivo. Passaggio in largo Cairoli e svolta a sinistra in Foro Buonaparte. Poi piazzale Cadorna, via Paleocapa e viale Alemagna, con diverse soste lungo il tragitto per sollevare le mani all’unisono e, perché no, moltiplicare i disagi al traffico e alla circolazione di bus e tram. Davanti alla Triennale, i no vax deviano dal percorso imboccando il ponte intitolato a Pierre e Marie Curie che sfocia in via Venti Settembre: gli uomini in tenuta antisommossa corrono per anticipare la testa, ma sono gli stessi manifestanti, tra animati conciliaboli e accuse reciproche di scarso coraggio, a tornare indietro. Eccoli all’Arco. Fine della corsa? No, il corteo va avanti per un sit-in sotto la sede della Rai, da tempo indicata sulle chat come "megafono del potere" da colpire. I ghisa deviano le auto da via Melzi d’Eril nel controviale di corso Sempione, per poi chiuderne un intero tratto. È il momento dello sfogatoio contro il mondo dei media, simboleggiato dal quartier generale della tv pubblica: "Servi, vi paghiamo noi"; nelle prime file, i più attenti notano aggirarsi l’estremista di destra Roberto Jonghi Lavarini, il "Barone nero". Poco dopo le 20, il rompete le righe. Ci rivediamo sabato?

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