
La sfilata della comunità cinese (Newpress)
Milano, 21 maggio 2017 – I numeri ballano e allora è meglio ricorrere ai colori per capire chi ci fosse davvero, ieri, alla marcia «Insieme Senza Muri» in favore dell’accoglienza dei migranti. L’obiettivo dei promotori della manifestazione è stato superato: alla vigilia del corteo si stimavano o auspicavano diecimila presenze, ieri i presenti erano almeno 60-70mila, addirittura 100mila secondo Piefrancesco Majorino, l’assessore comunale alle Politiche Sociali che è stato l’ideatore della marcia.
Al di là del solito balletto di numeri, per le vie del centro hanno sfiltato due Milano. La Milano delle associazioni che negli anni hanno fatto parte del variegato mondo dei Social Forum e la Milano dei nuovi milanesi, non di rado giovani e giovanissimi. Un connubio che è stato (involontariamente) tradotto in musica con «Bella Ciao» ad alternarsi al rap. N
ella prima schiera rientrano realtà quali Arcigay, Emergency, Action Aid, Cesvi, Legambiente, le associazioni pacifiste, le associazioni arcobaleno. Ma anche quell’associazionismo cattolico che non ha mai avuto paura di confrontarsi dentro un contesto ampio, variegato e politicamente connotato quale, per l’appunto, quello dei Social Forum. Il riferimento è, ad esempio, alle Acli. Che questa Milano potesse prendere parte alla marcia, era fatto tutto sommato scontato. I
Il successo della marcia poggia soprattutto sulla partecipazione di tante comunità di stranieri residenti in città: quella peruviana e boliviana, quella del Bangladesh, dello Sri Lanka, dell’Ucraina, più associazioni islamiche e, sperando di non averne dimenticata alcuna, la comunità cinese, che sta abbandonando l’approccio rinunciatario e appartato con la quale finora si è tenuta distante dalla vita pubblica.
Due gli striscioni portati ieri in corteo dalla comunità cinese residente in città: «Milano è la casa di tutti noi» recitava il primo, «L’amicizia tra Italia e Cina si rinnova di generazione in generazione» recitava il secondo. Con le comunità straniere, ecco i «laboratori di quartiere» che ogni giorno cercano di diffondere istruzione e coesione. Tra gli emigrati c’era anche chi è venuto al corteo perché caldamente invitato a farlo da sindacati e associazioni, un fatto che non va omesso. Ma è difficile pensare che questi fossero la maggioranza. I sindacati, certo. C’erano anche loro, in prima fila. E tutti i partiti di sinistra. La Milano che sembra essere mancata è, invece, la Milano della casalinga, del piccolo negoziante, dei piccoli artigiani e quella delle imprese. giambattista.anastasio@ilgiorno.net