MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Corsico “brucia” 50 milioni di euro nel gioco d’azzardo. Il sindaco: “In pochi si fanno aiutare”

Nel 2022, in un Comune di 35mila abitanti, sono stati spesi 1.500 euro pro capite in slot, scommesse e gratta e vinci. Il sindaco: bisogna battere la solitudine

Dei 50 milioni, 15 sono stati giocati online

Dei 50 milioni, 15 sono stati giocati online

Corsico (Milano) – I numeri sono impressionanti e tracciano su un grafico una linea che sale sempre di più. Colpa della disponibilità così ampia di giochi, del lockdown che ha creato piattaforme digitali dove tentare l’azzardo, dietro a uno schermo che evita l’imbarazzo di essere visti. Si gioca sempre di più. Macchinette slot, lotto, gratta e vinci di ogni misura e importo, scommesse sportive, giocate con esito immediato. I dati dei giocatori patologici sono in continua crescita. Uniformi, con picchi in città che hanno a disposizione più alternative di gioco, ma anche in Comuni collocati tra grandi direttrici dove si passa per andare a lavorare. Dagli ultimi dati dell’Agenzia Dogane e Monopoli, si scopre che a Corsico, 35mila abitanti alle porte di Milano, si giocano in un anno circa 35 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 15 milioni per le giocate sui siti. Praticamente oltre 1.500 euro pro capite. Una piaga, su cui riflette anche il sindaco, Stefano Ventura.

Sindaco, come si spiega questi numeri così alti?

"Sono dati in linea con gli altri Comuni del distretto corsichese: significa che ovunque si gioca e si spende sempre di più. Nel nostro, c’è un centro Serd, diretto dal medico Fabio Guerrini. Un servizio specializzato in contrasto al gioco d’azzardo e inserito nelle attività contro le dipendenze. Dal responsabile apprendiamo che in realtà i numeri hanno delle notevoli discrepanze".

In che senso?

"Da una parte abbiamo numeri impressionanti su quanto si spende in giocate, dall’altra, in dieci anni di attività del centro, i professionisti hanno assistito solo una ventina di persone all’anno".

Come è possibile?

"Perché il giocatore patologico fa più fatica a riconoscere il proprio disturbo. C’è l’aspetto non trascurabile dell’imbarazzo, la vergogna. Soprattutto di chi ha rovinato la famiglia e ha perso anche i legami. Perché il gioco patologico impoverisce tutto: disponibilità economica e relazioni".

Voi cosa mettete in campo per affrontare questo problema?

"Oltre al lavoro dei servizi sociali che intercettano il caso di fragilità e lo avviano verso un percorso specifico, abbiamo approvato un Regolamento, grazie al lavoro di Commissione Antimafia e uffici, che limita aperture, orari, prevede sanzioni e incentivi per i locali no slot. È la parte amministrativa. Ma c’è bisogno anche di altro".

Di cosa?

"Stando agli esperti, si gioca per cercare di risolvere un disagio personale o economico, ma altrettanto spesso si entra nel vortice per solitudine, mancanza di alternative. Credo serva agire su entrambi i fronti, soprattutto per tirare fuori i giovani che, complice il lockdown, hanno scoperto il gioco online, dove facilmente si può ingannare sull’età. I ragazzi dipendenti dal gioco sono in aumento".

E la vostra, di risposta?

"Bisogna riscoprire il valore della comunità per allontanare la solitudine. Noi ci stiamo provando: attraverso eventi culturali, musicali, di intrattenimento, iniziative che coinvolgono tutte le età, cerchiamo di creare quelle alternative che possono servire. Ma a livello nazionale servirebbero forti limitazioni e campagne di sensibilizzazione e supporto. Gli introiti di questa attività per lo Stato sono nell’ordine di miliardi di euro ma è doveroso contenere il fenomeno. Noi facciamo la nostra parte".