Corruzione Sanità, pressioni della cricca sul San Donato. L’ospedale: non ci siamo piegati

Nelle intercettazioni la rabbia di chi voleva gestire l’odontoiatria e la velleità di "far arrivare gli ordini dall'alto" di GIULIA BONEZZI

L'ingresso dell'ospedale Policlinico San Donato

L'ingresso dell'ospedale Policlinico San Donato

Milano, 21 febbraio 2016 - La settimana del 22 luglio scorso è caldissima al Pirellone: la maggioranza di Roberto Maroni sta trattando su due tavoli, con gli alleati di Forza Italia e con le opposizioni per il ritiro di trentamila tra ordini del giorno ed emendamenti che rischiano di mandare «alle calende greche», per dirla con Paola Canegrati, la riforma della sanità. E dov’è, il genitore 1 della riforma Fabio Rizzi, il 22 luglio? Secondo gli inquirenti che martedì scorso l’hanno arrestato, al Policlinico San Donato, a incontrare un dirigente. Il suo «braccio destro» Mario Valentino Longo, sulla via del ritorno, fa rapporto (intercettato) alla «zarina delle dentiere» sulle pressioni esercitate dal «Pres.» della commissione regionale Sanità sull’ospedale, un privato che lavora a contratto per la Regione, e ha deciso di gestirsi da solo l’odontoiatria, perché torni sui suoi passi e l’affidi alla Canegrati. Come era avvenuto allo Stomatologico, per evitare che il servizio fosse dato in gestione a una società svizzera. La sua scelta il gruppo San Donato (proprietario, dal 2012, anche del San Raffaele) l’aveva fatta ad aprile, rescindendo il contratto con la Egident, che gestiva l’odontoiatria dal 2008 ed era stata venduta in parte a Canegrati. Le pressioni della cricca sarebbero iniziate il mese dopo: il primo abboccamento è con un primario, che Longo e Canegrati chiameranno in codice «il cazzaro». Il 27 maggio lo portano a cena, poi ne parlano sulla macchina di lei (intercettati).

La zarina è furibonda, c’ha «la giugulare che mi si...», lui la calma: «Non ti incazzare che la troviamo una soluzione». La prima, ricostruiscono gli inquirenti, è promettere al «cazzaro» «l’affidamento della gestione di un corso regionale di assistente alla poltrona, ancora una volta con strumentalizzazione della funzione pubblica». Non basta, e la sera del 22 luglio, al telefono con Canegrati, Longo tuona: «Smettila di star dietro al cazzaro, andiamo all’apice... Parliamo con lui e poi facciamo arrivare gli ordini dall’alto». L’alto in questione è il «Pres.», che Longo poche ore prima ha accompagnato a San Donato. «Fabio è entrato pesantissimo», «a gamba tesissima», «ho visto un cambio immediato di atteggiamento, hanno capito che è meglio non mettersi contro». L’«apice» al quale puntano è Paolo Rotelli, il giovane presidente del gruppo. «Andiamo in guerra!», carica Longo al telefono con la zarina due giorni dopo: «Io vado direttamente da Paolo! Andiamo dalla proprietà, chiuso! Il venticinquenne, per intenderci...» Il 18 settembre, gli investigatori documenteranno «un incontro tra Rotelli, Longo e Rizzi al San Raffaele». Nei giorni scorsi Rotelli ha chiarito che alla richiesta di Rizzi ha risposto di no: il gruppo si gestisce l’odontoiatria da solo. «I cosiddetti interventi a “gamba tesissima” - osserva «il venticinquenne» - non hanno quindi sortito alcun effetto».

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