GIULIA BONEZZI
Cronaca

Covid, ora in Lombardia s’allargano le terapie intensive

L’impennata del coronavirus ha quasi riempito i (pochi) posti previsti in tregua: nuovi ospedali in campo

Le terapie intensive lombarde a fine marzo ricoveravano oltre 1.500 malati di Covid

Milano, 13 ottobre 2020 - Sono arrivati a cinquanta ieri i lombardi in terapia intensiva per coronavirus, e a 463 i ricoverati nei reparti Covid degli ospedali lombardi. Sono numeri simili a quelli del 26 giugno (501 malati nei reparti, 47 in terapia intensiva), quando gli ospedali lombardi ancora smaltivano la coda lunga dei mesi dell’emergenza; e però all’epoca con 14.101 tamponi quotidiani si scoprivano in tutta la regione 156 positivi, quasi un terzo a seguito di test sierologici. Ieri, invece, con 13.934 tamponi i nuovi casi erano 696, di cui solo 5 a seguito di test degli anticorpi e più di metà, 363, nella provincia di Milano dove vive poco più di un terzo dei lombardi.

Milano , da sola, ne registrava 184, più di quanti ne toccasse la regione intera il 26 giugno, quando il rapporto tra tamponi e tamponi positivi in Lombardia era dell’1,1%. Cioè poco più di un quinto rispetto ai 4,9 tamponi positivi ogni cento di ieri. È ancora la metropoli, Milano, la sorvegliata speciale: con questi ritmi di crescita, alcuni epidemiologi temono che la prossima settimana città e provincia arriveranno a registrare più nuovi contagi di quanti ne toccassero ad aprile, in piena emergenza. In una situazione certamente molto diversa: ad aprile un sistema sanitario vicino al collasso riusciva a testare quasi solo i malati gravi, mentre gran parte dei positivi di adesso sono ancora asintomatici; ad aprile morivano di Covid anche più di 200 lombardi in un giorno e ieri i decessi sono stati tre (erano stati 16 il 26 giugno).

Ma la diffusione del virus comincia a riflettersi negli ospedali: a quanto risulta al Giorno , i 48 lombardi che domenica erano ricoverati in terapia intensiva (32 intubati) riempivano quasi il 70% dei settanta posti di rianimazione Covid al momento concentrati in dieci ospedali (il doppio dei cinque che a fine agosto bastavano per meno di venti malati), e i milanesi Sacco, Niguarda, Policlinico di Milano e San Carlo erano ormai vicini o già arrivati alla capienza massima prevista per le terapie intensive “Corona“ nell’ultimo periodo. Una capienza ancora quasi da tregua, di 6 od 8 letti ciascuno, e gli ospedali hanno margine perché il piano pandemico varato a giugno prevede che tengano altri posti di rianimazione Covid immediatamente apribili, ma a quanto si apprende da fonti sanitarie oggi il coordinamento delle terapie intensive lombarde potrebbe decidere di far scendere in campo altri nosocomi tra i 17 battezzati come prima linea. Il piano prevede quattro livelli d’allerta "attivabili in rapida successione" in base al riempimento delle terapie intensive Covid: superati i 150 letti occupati scatta il secondo step, e riapre anche l’ospedale in Fiera. Perché accada i malati in rianimazione devono arrivare al triplo dei 50 di ieri. Che tuttavia erano quasi il doppio dei 27 di un mese fa.