Coronavirus, spesa a domicilio in taxi a 10 euro. Ma tanti autisti pensano allo stop

La Regione fissa il costo delle corse per beni di prima necessità e liberalizza le chiamate su Orio e Linate. Distanza di almeno un metro tra conducente e passeggero, molti conducenti hanno paura del contagio

Sanificazione dei taxi anche a Milano dopo l’emergenza coronavirus

Sanificazione dei taxi anche a Milano dopo l’emergenza coronavirus

Milano, 20 marzo 2020 - La corsa costerà 10 euro se i punti di partenza e arrivo saranno collocati all’interno dello stesso Comune. Il prezzo salirà a 15 nel caso in cui il tragitto comporterà lo spostamento da un Comune all’altro. Sono le tariffe che la Regione ha fissato per i tassisti che vorranno usufruire della possibilità, introdotta il 13 marzo dall’ordinanza del governatore Attilio Fontana (che l’altro ieri ne ha firmata un’altra per specificare i termini della questione), di consegnare a domicilio beni di prima necessità (in deroga al regolamento in vigore) a persone che non possono uscire di casa per andare a fare la spesa o per recarsi in farmacia a ritirare medicinali.

Quindi : 10 euro nello stesso Comune, 15 in Comuni diversi; "non sono consentiti – la precisazione nel provvedimento – ulteriori indennizzi o sovrapprezzi per l’esecuzione del servizio di consegna a domicilio". Tassametro spento, insomma, e prezzi fissi come nei casi dei percorsi per stazioni e aeroporti. A proposito di aeroporti, l’ordinanza regionale ha introdotto un’altra novità: la facoltà di chiamare il taxi via centrale radio o app dagli scali di Orio al Serio e Linate (a partire dal giorno di chiusura al traffico aereo passeggeri) per consentire a coloro che continueranno a lavorare negli uffici di poter usufruire delle auto bianche. In teoria, si tratta di misure in grado di tamponare in qualche modo il calo drastico di clienti (-85-90%, come certificato pure dai dati di Area C), coinciso con l’inizio dell’emergenza coronavirus: sul fronte della consegna a domicilio, ad esempio, il radiotaxi 6969 si è già mosso per cogliere l’occasione ("Siamo pronti a partire con 250 auto per turno", ci aveva detto nei giorni scorsi il direttore Vincenzo Mazza). In realtà, altri conducenti, e pure alcuni rappresentanti sindacali, hanno forti dubbi in materia. Il motivo: secondo loro, i tassisti si trasformerebbero in pony express, snaturando il loro ruolo e di fatto facendo quello che in passato la categoria ha rimproverato a multinazionali come Uber. Tuttavia, c’è un altro tema ben più sentito tra i padroncini: quello della salute.

I conducenti attendevano dalle istituzioni indicazioni chiare sulle misure di sicurezza da adottare e una dotazione adeguata di dispositivi di protezione individuale, ma per adesso non sono arrivate risposte ritenute soddisfacenti. Nell’ordinanza di Palazzo Lombardia, si ribadisce solo la necessità di "garantire sulle vetture la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro per passeggeri e conducenti"; ciò vuol dire, all’atto pratico, che si può caricare al massimo una persona per volta, facendola accomodare sul sedile posteriore destro, così da distanziarla il più possibile dal sedile anteriore sinistro. In molti in questi giorni hanno scelto di restare a casa per non rischiare di essere contagiati; e non è escluso che già oggi arrivi una presa di posizione netta da parte dei delegati sindacali.

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