Allarme coronavirus: a Milano - 50% fatturato in ristoranti cinesi

I dati del settore resi noti durante l'iniziativa "Il Tè dell'Amicizia"

Via Paolo Sarpi a Milano, cuore della Chinatown meneghina

Via Paolo Sarpi a Milano, cuore della Chinatown meneghina

Milano, 7 febbraio 2020 - L'allarme per il coronavirus sta facendo sentire i suoi effetti sul settore della ristorazione. A rendere noti i dati è Giovanni Mao, presidente della Italian Chinese Business Association (che raduna gli imprenditori cinesi in Italia) nel corso nel corso dell'iniziativa 'Il Tè dell'Amicizia', promossa in un ristorante cinese per dire no alla psicosi. "A Milano il calo di fatturato per i bar cinesi è del 20%, per la ristorazione va ancora peggio con un calo del 50-60% - ha spiegato -. mentre per i negozi e supermercati è del -40% circa e per l'abbigliamento del -35%". 

All'iniziativa hanno preso parte esponenti di Regione Lombardia, con il vicepresidente Fabrizio Sala, di Forza Italia, con la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini e l'eurodeputato, Massimiliano Salini, e del Comune di  Milano con il consigliere Franco D'Alfonso. Wang Huijuan, la console generale cinese aggiunta a Milano ha auspicato che i voli da e per la Cina siano "ripristinati il prima possibile", "si sono italiani e cinesi che devono rientrare, quindi bisognerà trovare una soluzione".

Il Governo cinese secondo la console "non si aspettava l'annuncio improvviso" dello stop dei voli "dal presidente Conte, le persone sono rimaste bloccate negli aeroporti". Infine Sandro Chen, imprenditore cinese e amministratore delegato dell'azienda catena di supermercati Aumai ha spiegato come "ai nostri dipendenti che sono rientrati dalle vacanze del Capodanno cinese abbiamo consigliato la quarantena volontaria di 14 giorni. Una misura che molti hanno seguito". 

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