Coronavirus, anestesista del S.Paolo contagiato: chiuso il blocco operatorio

Il medico non è in gravi condizioni. Sottoposto a tampone un centinaio di persone tra operatori sanitari e pazienti

Analisi

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Milano, 28 febbraio 2020 - All’ospedale San Paolo un anestesista è risultato positivo al coronavirus. A quanto Il Giorno ha potuto ricostruire, il rianimatore (originario di una zona limitrofa a quella "rossa" del Basso Lodigiano) si è sentito male mercoledì mentre era al lavoro in ospedale ed è stato ricoverato in isolamento, con qualche linea di febbre. L’esito del tampone è arrivato ieri, e l’Asst dei Santi ha chiuso il blocco operatorio per sanificarlo e fatto scattare la procedura prevista quando si scopre che è stato contagiato un operatore sanitario. Il San Paolo, a quanto si apprende, si è organizzato per sottoporre a tampone un centinaio di persone, tra operatori sanitari e pazienti, cominciando da coloro che sono stati a contatto stretto e prolungato col medico. Tra costoro, i colleghi, gli infermieri e gli ausiliari che risulteranno negativi continueranno a lavorare, proteggendosi sempre con i guanti e la mascherina: è quanto prevedono i protocolli quando un "contatto stretto" di un contagiato è impiegato in un "servizio pubblico essenziale", e per questo, invece di andare in quarantena, adotta una serie di precauzioni e viene controllato quotidianamente, continuando a lavorare finché il test risulta negativo.

Il protocollo per gli operatori sanitari è identico, insomma, a quello che infatti è stato adottato dal governatore Attilio Fontana, dai membri del suo staff e dai tecnici dell’unità di crisi di Palazzo Lombardia che sono stati a stretto contatto (ad esempio rimanendo giornate intere a lavorare fianco a fianco per gestire l’emergenza coronavirus) con la collaboratrice del presidente risultata positiva mercoledì.

I contagiati dal coronavirus confermati che risultavano ieri a Milano città (ma il dato si basa sulla residenza delle persone) erano tre, e per l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera nel capoluogo "oggi non c’è il tema di un piccolo focolaio o una realtà in espansione per numero di casi. Non c’è una peculiarità milanese. Il quadro della città" è simile "alle altre province", con l’eccezione di "Lodi, Cremona e in parte Pavia, che rientrano nello stesso focolaio", e di Alzano Lombardo che "ha una specificità". Al cluster bergamasco, che ha scalzato quello pavese dal terzo posto nella classifica lombarda delle province più contagiate dal coronavirus, l’assessore riconduce anche il contagio del corista della Scala. La paura del coronavirus anche a Milano continua a intasare il 112 di telefonate improprie per chiedere informazioni, l’altro lato della medaglia è che i pronto soccorso (ad esempio del Policlinico, del San Raffaele e del San Paolo) risultano “scarichi“ soprattutto di codici minori, bianchi e verdi. E se al Sacco gli infermieri di Cardiologia si sono offerti di andare ad aiutare i loro colleghi agli Infettivi, il San Raffaele ha aperto un reparto da 14 letti di Infettivologia, per supportare le emergenze che possono arrivare dal pronto soccorso. Intanto la Regione ha comprato 4 milioni di mascherine Ffp2 "senza nessun aiuto del Governo", ha sottolinea to il presidente Fontana. Due milioni in arrivo oggi e il resto lunedì, "saranno distribuite ai medici e al personale sanitario a seconda delle priorità". 

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