GIULIA BONEZZI E NICOLA PALMA
Cronaca

Coronavirus: Policlinico, contagiato anche un infettivologo

Due medici positivi (oltre ai due specializzandi) al termine dei controlli scattati dopo la scoperta che un dermatologo ha avuto il coronavirus

Coronavirus

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Milano, 1 marzo 2020 - Un infettivologo e un neurochirurgo. Sono due, a quanto Il Giorno apprende da fonti qualificate, i medici del Policlinico di Milano risultati positivi al tampone del coronavirus al termine dei controlli a tappeto effettuati dalla Ca’ Granda appena scoperto, lo scorso weekend, che un dermatologo aveva avuto la malattia Covid-19. Il dermatologo l’ha saputo una volta guarito, da un tampone prudenziale effettuato al momento d’esser dimesso dall’ospedale Sacco, dov’era stato ricoverato una settimana per una polmonite. Il professore universitario, tornato da un tour di venti giorni di conferenze all’estero, prima di andare a farsi visitare, intuendo d’avere "qualcosa di più di una comune influenza", aveva lavorato due giorni nel reparto di via Pace, senza visitare nessun paziente ma rimanendo a stretto contatto con quattro specializzandi, immediatamente messi in quarantena. Due sono risultati positivi al SARS-CoV-2, l’unico che aveva visitato pazienti dall’ultimo incontro col professore era negativo. Il Policlinico (che da mercoledì, con altri cinque ospedali, ha affiancato il San Matteo, il Sacco e il laboratorio della Statale nell’analisi mastodontica di 5.723 tamponi sinora, il 12% positivi) ha deciso in via precauzionale di estendere i controlli interni: 160 tamponi processati (al netto di quelli degli specializzandi), positivi oltre al dermatologo due. I contagiati, che si trovano in quarantena domiciliare, sono un infettivologo e il neurochirurgo del quale Il Giorno ha riferito ieri, e che, a quanto risulta, conosce il dermatologo e potrebbe averlo incontrato in quei due giorni in ospedale. Non è detto che il professore (che era stato due settimane in Grecia e 3/4 giorni in Germania) si sia infettato a Milano o in Italia.

Come ha osservato l’esperto Massimo Galli, professore alla Statale e primario di Malattie infettive al Sacco, "ci sono due tipi di test positivo". Da una parte "pazienti fortemente sintomatici che si aggravano, e non sono il frutto di qualcosa che è successo l’altro ieri. Deduciamo che questo virus abbia girato sottotraccia nella zona rossa per un periodo piuttosto lungo", poiché "dove esiste un focolaio autoctono prima o poi un anziano esprime la malattia". Dall’altra parte i casi e gruppi di contagiati più contenuti sparsi per le province lombarde, in altre regioni e Paesi, scoperti controllando persone arrivate dalla Cina e, ora, dal Nord Italia: sono le scintille dei focolai, da tenere sotto controllo con "misure impopolari perché le grandi aree metropolitane restino fuori dai guai". A quanto risulta a l Giorno , l’anestesista dell’ospedale San Paolo che giovedì ha scoperto d’essere positivo al SARS-Cov-2 sarebbe originario di una provincia vicina alla zona rossa del Lodigiano con molti casi di coronavirus, ed era rientrato da un’assenza di una settimana.

Si era sentito male mercoledì al lavoro ed era stato ricoverato in isolamento con qualche linea di febbre. L’ospedale ha sanificato il blocco operatorio e deciso di sottoporre a tampone un centinaio di persone, tra colleghi, infermieri, ausiliari e pazienti, a partire da quelli che sono stati a contatto stretto e prolungato col medico. La procedura per i "contatti stretti" di un contagiato – che ora prevede la quarantena di 14 giorni e il tampone solo se hanno sintomi – è diversa quando il contatto opera in un "servizio pubblico essenziale": i sanitari che risultano negativi al virus continuano a lavorare adottando una serie di precauzioni (come indossare sempre guanti e mascherina) e vengono controllati quotidianamente col tampone oro-faringeo. Che non è un privilegio, né assicura di non essere stati contagiati (il virus potrebbe manifestarsi nei successivi 14 giorni). La Regione, su consiglio dei suoi esperti, ha disposto che tutte le persone con patologie respiratorie compatibili con il Covid-19 che arrivano in un ospedale siano ricoverate in "reparti corona" e sottoposte a tampone. "Per proteggere i nostri operatori sanitari", che costituiscono il 10 per cento dei 615 positivi contati a ieri in Lombardia.

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