Coronavirus: Mvm, unico ventilatore polmonare made in Italy

"Tutte le componenti potranno essere prodotte nel nostro Paese", dice Giuseppe Gorini, docente della Bicocca. In campo anche la Statale

Il ventilatore polmonare

Il ventilatore polmonare

Milano, 6 maggio 2020 - Un progetto di ventilatore meccanico per la respirazione assistita che garantisce una produzione 100% "autoctona". Ovviando quindi ai guasti di certa globalizzazione sanitaria, con filiere di produzione di beni che vanno da un capo all’altro del mondo: un problema quando la domanda dei dispositivi sanitari si impenna – come è successo dopo lo scoppio dell’epidemia, con il 6% dei pazienti Covid con complicanze polmonari gravi - e reperire i singoli componenti in un altro continente diventa un’impresa impossibile. Difficoltà che spariranno con Milano Ventilatore Meccanico

"Mvm è un dispositivo per la respirazione assistita per le gravi complicanze polmonari. Quello che lo caratterizza è il fatto che è stato appositamente ideato per essere facilmente e velocemente prodotto: è caratterizzato da un design meccanico semplice basato su componenti di facile reperibilità sul mercato e di costo non elevato" dice Francesco Ragusa, direttore del dipartimento di Fisica della Statale, uno degli atenei coinvolti nel progetto.

"Si basa su una struttura meccanica semplificata e su un’elettronica avanzata. Quello della componentistica è un aspetto non banale. Nel mercato globalizzato le parti sono prodotte in diversi Paesi: in una situazione normale non è un problema ma di fronte a un’emergenza sanitaria, con la corsa ad accaparrarsi i ventilatori da parte di tutti, lo diventa. Ci siamo assicurati che i componenti possano essere tutti prodotti in Italia. Così possiamo produrre migliaia di pezzi in poco tempo" afferma il professor Giuseppe Gorini, direttore del dipartimento di Fisica della Bicocca (nella foto). Il ventilatore , nato in Italia, è stato sviluppato da un’ampia collaborazione scientifica internazionale coinvolgendo diversi atenei e centri di ricerca. Ad idearlo è stato però Cristiano Galbiati del Gran Sasso Science Institute (oltre che dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’università di Princeton).

"Il progetto Mvm è nato due mesi fa da uno spirito di servizio di alcuni scienziati subito dopo la chiusura degli atenei. In particolare di coloro che erano impegnati in attività di ricerca sulla materia oscura con esperimenti ai laboratori del Gran Sasso dell’Infn con cui noi collaboriamo. Con lo scoppio dell’epidemia l’attività si è bloccata e ci siamo chiesti se potevamo mettere a disposizione le nostre competenze in materia di sistema di controlli complessi e per la gestione di gas" racconta il professor Ragusa. Alla progettazione è seguita la sperimentazione. Dopo un primo prototipo di ventilatore in collaborazione con il dipartimento di Fisica della Statale, al progetto degli scienziati si sono uniti operatori sanitari, come gli anestesisti del San Gerardo di Monza che hanno combattuto la guerra del Covid in prima persona e hanno portato in dote la loro esperienza. E in prima fila anche diverse imprese con capofila Elemaster, in provincia di Lecco, a cui è stato affidato il compito di sviluppare, industrializzare e realizzare in tempi record i primi prototipi di Mvm, e Nuclear Instruments per la parte elettronica. Finora i test sono stati condotti sui simulatori di pazienti:

"Elemaster è pronta per la produzione di 10mila unità da metà maggio" annuncia il professor Gorini. Milano Ventilatore Meccanico ha anche ottenuto la certificazione di emergenza della Fda Food and Drug Administration e potrà quindi entrare nelle dotazioni degli ospedali dei Paesi che riconoscono la certificazione americana. Il disegno del ventilatore rimane ad accesso libero: "Così può essere prodotto su larga scala, a costi contenuti e nei diversi Paesi" puntualizza il professor Ragusa. «Nei prossimi mesi non ci fermeremo: metteremo a punto una versione ancora migliore, con esperienza clinica su pazienti in carne ed ossa. Nella malaugurata ipotesi di una seconda ondata di Covid, saremmo pronti a fronteggiarlo con un numero maggiore di ventilatori rispetto alla Fase 1" conclude il professor Gorini.  

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