di Simona Ballatore
"Le donne sono spesso le più coraggiose, hanno un sistema immunitario che permette di difendersi meglio dal Covid-19, ma sono più a rischio depressione una volta guarite dalla malattia. E il rischio, se non si interviene subito, è che il problema si cronicizzi". Francesco Benedetti, psichiatra a capo dell’Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica dell’ospedale San Raffaele, mostra i risultati del primissimo studio sulle ripercussioni a medio termine del nuovo coronavirus a livello psichiatrico. Quattrocentodue pazienti - 265 uomini e 137 donne con Covid-19, 300 ricoverati al San Raffaele e i restanti seguiti a domicilio - sono stati monitorati, seguiti clinicamente e valutati a un mese dalla dimissione. Lo studio continua: a tre e a sei mesi dalla dimissione gli aggiornamenti.
Prima indagine psichiatrica sul campo. Quando è “scattata”?
"Nel mese di aprile insieme all’apertura dell’ambulatorio di follow-up del San Raffaele, unico nel suo genere. Prevedevamo che l’infiammazione causata dalla malattia potesse “scatenare” le persone, con ripercussioni a livello psichiatrico. E così è stato. Abbiamo deciso non solo di studiarlo ma di agire sin da subito, clinicamente. Prima osservando, perché è una malattia nuova per tutti, poi curando con farmaci e continuando a seguire i nostri pazienti".
I risultati?
"Su un campione di 400 persone, (ma ne abbiamo già visitate 600), nel 28% dei casi abbiamo riscontrato disturbo post-traumatico da stress, il 31% soffre di depressione in modo ricorrente; nel 42% dei pazienti abbiamo riscontrato ansia, nel 40% insonnia e nel 20% una sintomatologia ossessivo-compulsiva. Oltre la metà è stato colpito a livello psichiatrico".
Il dato che colpisce maggiormente?
"Si ammalano 3-4 donne per ogni maschio. E non si tratta di “fragilità“ o di paura. Depressione non è paura di morire. C’è una maggior predisposizione della donna a poter sviluppare disturbi della sfera ansioso-depressiva e questa maggiore vulnerabilità potrebbe essere dovuta anche al diverso funzionamento del sistema immunitario nelle sue componenti innate ed adattive".
Oltre la metà dei pazienti ha disturbi psichiatrici. E i familiari?
"Abbiamo avviato uno studio da remoto durante il lockdown e presto avremo un quadro anche di questa enorme sofferenza. E continuiamo a seguire i pazienti in via telematica e sul lungo periodo. Abbiamo notato una maggiore incidenza di disturbi a casa, lontano dall’ambiente ospedaliero in cui si sono sentiti protetti e meno isolati e stigmatizzati. In pazienti che erano stati depressi nel passato e che stavano bene da anni i sintomi si sono come risvegliati. I disturbi post traumatici tendono a risolversi bene col tempo, ma la depressione tende a cronicizzarsi. Per questo serve una cura tempestiva".