Coronavirus in Lombardia: "Ritardi sul Covid", scontro medici-Gallera

L’Ordine di Milano accusa: "Nessuna indicazione dalla Regione per un mese". L’assessore: "Linee guida diramate il 23 gennaio"

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Milano, 19 aprile 2020 - «L’epidemia da parte di un nuovo virus è sempre motivo di grande allarme perché limitate sono le conoscenze (...) Nel nostro Paese le azioni da intraprendere sono state indicate con chiarezza e tempestività; tali indicazioni diramate dal Ministero della Salute e frutto dell’impegno costante di una task force di esperti, coinvolgono gli operatori sanitari a tutti i livelli sul territorio e nelle strutture di ricovero", si legge sulla brochure di un convegno che si teneva all’hotel Scandinavia di via Fauché la sera del 20 febbraio, mentre all’ospedale di Codogno il tampone del primo contagiato autoctono scoperto in Italia iniziava a travolgere le poche certezze sul “virus di Wuhan”, gli ospedali lombardi e le nostre vite. Il convegno, intitolato "Nuovo Coronavirus. Quanto è necessario sapere" era organizzato dall’Ordine dei medici di Milano, che aveva invitato, tra i relatori, il professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco e il responsabile della prevenzione delle malattie infettive dell’Ats Metropolitana Marino Faccini.

Due mesi dopo , quella serata riapre lo scontro tra Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano, e l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, iniziato con la riforma della cronicità e riesploso in emergenza coronavirus (lo Snami, sindacato presieduto in Lombardia da Rossi, contesta anche la reperibilità telefonica dei medici di base dalle 8 alle 20 dei feriali per la sorveglianza dei pazienti). Rossi ha dichiarato al quotidiano La Stampa che le indicazioni sull’allarme coronavirus annunciate dalla Regione il 23 gennaio "ai medici di base non sono mani arrivate. E non abbiamo mai avuto notizia dei lavori della task force. Abbiamo perso un mese per prepararci all’emergenza". "Le carte non mentono", ha replicato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: "La Regione ha dato attuazione alle linee guida del Ministero della Salute del 22 gennaio sulla presa in carico dei cittadini al rientro dalla Cina e i loro contatti che presentavano sintomi riferibili al Covid, trasmettendole a tutti i rappresentanti del sistema socio-sanitario il 23 gennaio, con nota G.1.2020.0002677.

Le Ats avevano immediatamente informato tutti i medici di base e i pediatri di libera scelta. La circolare indicava le procedure di diagnosi di caso sospetto, di segnalazione alle autorità sanitarie, i laboratori di riferimento e le prescrizioni per la presa in carico del paziente. Ogni altra ricostruzione su ritardi e omissioni è priva di fondamento, vergognosa e strumentale". Aggiunge Gallera che "il 27 gennaio la Regione diramava una nuova comunicazione indicando i 17 reparti di malattie infettive che avrebbero preso in carico i pazienti. Trasmessa anche al presidente degli Ordini dei Medici lombardi. Il 20 febbraio l’Ordine di Milano organizzava un convegno, invitando come relatore un rappresentante dell’Ats di Milano". "Prima del caso di Codogno - ricorda l’assessore – sono stati eseguiti 100 tamponi a cittadini con i requisiti indicati dalle prescrizioni ministeriali (provenienti dalla Cina o loro contatti)". Come noto, tutti negativi. «L’Ordine ha messo in piedi motu proprio , con proprie risorse e know-how, due corsi di aggiornamento, il 13 e il 20 febbraio, per informare i medici di quello che, all’epoca, era una minaccia tangibile ma di cui ancora non si sapeva la devastante portata e lo ha fatto a prescindere da indicazioni regionali", si difende Rossi, definendo "inaccettabile il tentativo di Gallera di coinvolgere l’Ordine nel tentativo di giustificare l’operato di Regione Lombardia contro le accuse di ritardi nella divulgazione e attuazione di misure preventive".

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