
di Giulia Bonezzi
C’è stato un focolaio di Covid in Cardiologia la settimana scorsa al Sacco. L’ospedale di riferimento per la lotta al coronavirus e alle altre malattie infettive è stato costretto a chiudere i ricoveri nel reparto non più “pulito“, dopo aver scoperto una catena di contagi che ha coinvolto una ventina di operatori sanitari e almeno 5 pazienti.
Il cluster è stato individuato con un’indagine epidemiologica partita da un’infermiera che il 5 ottobre ha avuto alcuni sintomi influenzali, ha fatto il tampone ed è risultata positiva al Sars-CoV-2. Quindi è scattato il tamponamento che ha portato "a mettere in isolamento una ventina di operatori sanitari, tra positivi e contatti stetti", spiega al Giorno Lucia Castellani, direttrice sanitaria del Sacco, e l’intero reparto, nel quale sono stati scoperti alcuni pazienti contagiati, che sono stati immediatamente trasferiti agli Infettivi e sono tenuti sotto stretto monitoraggio.
Un paio erano passati in Cardiochirurgia, dove tuttavia "nessun operatore è risultato positivo". Nella Cardiologia, che è stata sanificata, ora sono isolati i pazienti risultati negativi al tampone, anche loro sotto monitoraggio, per verificare che non si positivizzino nel periodo-finestra. "Il focolaio è stato circoscritto, la situazione contenuta", assicura Castellani, anche perché la chiusura della Cardiologia risale al 14 ottobre, più di una settimana fa.
La notizia però è stata scoperta e divulgata ieri dall’agenzia Agi, che citando "fonti interne del Sacco" ha scritto anche che "una delle cause del focolaio potrebbe risiedere nell’utilizzo di mascherine fornite dall’ospedale che, a sua volta, le riceve dalla Regione. Il primario Maurizio Viecca" "attraverso una donazione fatta direttamente all’ospedale" "sta distribuendo al personale mascherine certificate perché su quelle consegnate dall’ospedale appariva la dicitura “non a uso medicale“".
Circostanza, quest’ultima, seccamente smentita dall’Asst Fatebenefratelli-Sacco (che invece ha confermato l’avvenuto focolaio "nonostante il rispetto assoluto delle misure di sicurezza e l’uso dei dispositivi di protezione"). L’ospedale ricorda come "nella fase emergenziale è stata permessa l’immissione sul mercato e quindi la distribuzione di dispositivi non solo marchiati CE ma anche validati in deroga dal Cts o dall’Inail" che "devono avere prestazioni equivalenti alle Ffp2Ffp3. Le mascherine utilizzate in Cardiologia sono sempre state conformi". "Non sono mai mancati in azienda i Dpi, attualmente sono presenti in giacenza oltre 100 mila Ffp2 e 26 mila Ffp3", aggiunge l’Asst. E ringrazia "la Fondazione un Cuore per Milano che ha donato mille Ffp2 per la Cardiologia". Ritenendo tuttavia "opportuno precisare che alcuni giorni fa alla Fondazione è stata rifiutata la donazione di test anticorpali valutati non conformi alla normativa".