Donne meno colpite dal coronavirus? Merito del "vantaggio biologico"

Questione di cromosoma ormoni e stili di vita diversi. L’analisi di Maurizio Bonati specialista del “Mario Negri”

Il dottor Maurizio Bonati

Il dottor Maurizio Bonati

Milano, 26 marzo 2020 - Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore della Sanità, il nuovo Coronavirus colpisce soprattutto gli uomini, che rappresentano circa il 60% dei soggetti risultati positivi e il 70% dei ricoverati in terapia intensiva. Le donne invece si infettano meno, presentano sintomi meno gravi e sono meno a rischio di morte (con una percentuale di decessi di circa il 4,1% contro il 7,2% nei soggetti maschi). Il dottor Maurizio Bonati, Capo del Dipartimento di Salute pubblica dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, spiega che il fenomeno potrebbe essere dovuto a una serie di fattori che determinano un "vantaggio biologico" del genere femminile su quello maschile. "Già studi epidemiologici condotti in passato hanno dimostrato che le donne hanno un sistema immunitario più efficiente, dotato di una migliore “memoria immunologica” e quindi capace di riconoscere più rapidamente eventuali agenti patogeni e di attivare una risposta efficace al loro attacco".

Ma non solo , le ricerche sperimentali attualmente in corso sul SARS-CoV-2, suggeriscono che "anche la presenza di una doppia copia del cromosoma X nel genoma femminile potrebbe costituire un vantaggio contro il contagio, rendendo più efficace il meccanismo genetico che inibisce la proteina Ace-2 e impedisce al virus di usarla come recettore per entrare nella cellula". Per quanto invece riguarda le complicanze connesse all’infezione da Covid-19, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sottolinea che gli uomini risentono più della presenza di quei fattori di rischio che aggravano i sintomi e aumentano le probabilità di morte: ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari o respiratorie croniche. Secondo Bona ti questo svantaggio si spiega con maggiore propensione della popolazione maschile ad adottare comportamenti poco salutari come fumo, consumo di alcol e alimentazione squilibrata, ma è anche il risultato delle importanti differenze che caratterizzano l’assetto ormonale dei due sessi.

"Per tutta la durata della vita fertile della donna, gli estrogeni esercitano un ruolo protettivo sul suo organismo, non solo rendendolo meno soggetto alle infezioni e agli stati di infiammazione, ma anche svolgendo un’azione preventiva contro diverse patologie croniche, soprattutto cardiovascolari. L’effetto positivo è tale da perdurare anche dopo la menopausa, quando i livelli di estrogeni si riducono notevolmente, e questo può spiegare (in parte) perché le donne sono più longeve e anche in tarda età sono più resistenti dei coetanei maschi". Considerare e approfondire scientificamente i meccanismi alla base del “gender gap” nel contagio da Covid-19 sarà fondamentale per la messa a punto di terapie specifiche e farmaci antivirali “intelligenti” in grado di contrastare il virus modulando la risposta immunitaria dell’organismo. Ristabilendo un approccio paritario tra i sessi.  

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