False malattie e ferie forzate, i furbetti del coronavirus

Escamotage di bar, ristoranti e cooperative per non pagare gli stipendi. I sindacati: le aziende non riconoscono l’assenza giustificata, rispettino la legge

Lavoratori e sindacati di base si sono riuniti in presidio davanti alla Prefettura

Lavoratori e sindacati di base si sono riuniti in presidio davanti alla Prefettura

Milano, 4 marzo 2020 - L’assenza dal lavoro per malattia di dipendenti che in realtà godono di buona salute come “ammortizzatore sociale”, escamotage usato da alcuni bar, ristoranti, negozi e cooperative di Milano per far fronte con l’indennità Inps al crollo degli introiti nei giorni dell’emergenza coronavirus. Facendo gravare i costi, però, sulle casse pubbliche, che finiscono per pagare gli stipendi.

Alcuni casi sono stati segnalati ai sindacati dagli stessi lavoratori, preoccupati e perplessi di fronte a richieste che li avrebbero portati a commettere un illecito. È solo la punta dell’iceberg, perché presumibilmente per un caso che emerge ce ne sono altri cento nell’ombra. "Ci sono stati casi di lavoratori che sono venuti nei nostri uffici – spiega Flavio Di Matola, sindacalista Fisascat-Cisl – perché avevano ricevuto da parte del datore di lavoro la proposta di mettersi in malattia, con tanto di certificato medico, per rimanere a casa in questi giorni segnati dall’assenza di clienti. Il problema, per quanto ci risulta, riguarda soprattutto locali a conduzione familiare, dove in questo periodo i pochi dipendenti sono di fatto inutili o sottoutilizzati. Noi diciamo a tutti di non piegarsi a queste richieste, i datori di lavoro devono rispettare la legge". L’escamotage è favorito anche dal fatto che di fronte all’aumento di contagi da coronavirus anche chi ha una leggera influenza tende a rimanere a casa, con i medici di base che comprensibilmente, in via precauzionale, potrebbero allargare le maglie e allungare i giorni concessi.

I casi segnalati riguardano però persone sane, che vengono lasciate a casa dal datore di lavoro in modo da coprire lo stipendio con l’indennità di malattia Inps approfittando anche del fatto che in questo periodo è quasi impossibile effettuare dei controlli su ampio raggio. Alcuni casi sono arrivati anche al sindacato Adl Cobas Lombardia, che ieri ha manifestato con altre sigle davanti alla Prefettura anche per denunciare la giungla nel mondo del lavoro dopo il terremoto coronavirus. "Sono stati messi in malattia lavoratori di cooperative che si occupano della ristorazione nelle scuole – spiega il sindacalista Riccardo Germani – e in questi giorni di chiusura degli istituti non vogliono sobbarcarsi gli stipendi. Ci sono tanti altri casi di aziende, di tutti i settori, che non riconoscono l’assenza giustificata". C’è poi il fenomeno, più diffuso, di chi viene messo in "ferie forzate", facendo smaltire i giorni in attesa che la situazione torni alla normalità. "Sono arrivate nei nostri uffici colf e badanti – racconta il segretario generale della Filcams-Cgil di Milano, Marco Beretta – che sono costrette a mettersi in ferie o in permesso perché i datori di lavoro vogliono evitare contatti con loro. Per noi bisogna seguire le regole, questa situazione non può reggere a lungo".

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