Coronavirus: meno lusso, più pasta. Così cambierà la vita

Milano, l’esperta: stretti dalla crisi, il paniere sarà più povero "ma chi potrà spenderà sempre di più". Bar e ristoranti: "Ci ritorneremo"

Zona Navigli Naviglio Grande situazione locali orario aperitivo

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Milano, 8 aprile 2020 - Città senza bar o ristoranti, negozi chiusi e spesa con la mascherina calata sul volto. L’esperienza, per molti una vera e propria prima volta, di dover fare i conti con interi scaffali vuoti o con prodotti divenuti introvabili. L’emergenza Covid-19 segnerà la Lombardia e l’Italia non solo per i lutti e il terremoto economico da lockdown, ma lascerà i suoi effetti anche su un terreno scivoloso, e pervasivo, come quello delle pratiche del consumo che "hanno influenzato la struttura sociale e politica del nostro paese sin dalle sue origini unitarie" come ha ben spiegato oltre un decennio fa Emanuela Scarpellini, ordinario di Storia contemporanea alla Statale di Milano, nel suo lavoro “L’Italia dei consumi“. 

Professoressa Scarpellini oggi facciamo la spesa con la mascherina, due mesi fa sarebbe stato impensabile: questo cambierà il rapporto tra cliente e negoziante? "Avere uno scambio mediato da uno strumento sanitario può creare distanza, ma in realtà la mia impressione è un’altra: credo che in queste settimane ci sia una rivalutazione del ruolo del commercio e dei commercianti. Oggi i clienti toccano con mano, e quindi capiscono, l’immenso lavoro che esiste dietro a un prodotto che si trova - o come ci capita ora, non si trova - sugli scaffali: questo forse porterà a una rivalutazione del settore. Poi naturalmente si è registrato un grandissimo balzo dell’e-commerce che tra fine febbraio e inizio marzo è aumentato anche dell’80%: ciò creerà nuove abitudini che resteranno anche a crisi archiviata".

Per esempio? "In Italia il commercio online sinora era gestito solo da grandi gruppi, mentre oggi non c’è attività che non offra consegne a domicilio".

Crede sia una novità positiva? "È certamente un dato di cambiamento, e allargare la platea di chi accede ai servizi della rete senza penalizzare i piccoli operatori è un dato positivo: in pochi mesi il nostro Paese ha colmato anni di ritardo".

Cambieremo abitudini nel fare acquisti? "Avremo una lunga fase in cui prevarranno beni di prima necessità, ma il timore è che una volta terminata questa parentesi di emergenza ci ritroveremo con una divaricazione dei consumi più forte di prima: da un lato chi, e sarà la maggioranza, sarà costretto a ripensare al paniere della spesa facendo maggiore attenzione stretto tra beni obbligati, come le bollette, e beni di prima necessità. Chi potrà spendere invece lo farà sempre di più, assisteremo al “revenge spending”, la vendetta sull’austerità imposta dal virus, che si tradurrà in acquisti di beni di lusso: il timore è però che assisteremo a un’accentuata divaricazione di lungo periodo tra chi può e chi non può permettersi certi beni".

Oggi lievito e farina sono introvabili, perché secondo lei? "Stanno riemergendo ataviche abitudini: pane e pasta in Italia danno da sempre sicurezza alimentare".

Oggi a Milano, la città che ha importato l’happy hour, è impossibile anche solo bere un’acqua minerale, riusciremo anche in questo a superare la crisi? "Il nostro bisogno di socialità è intatto e riemergerà con forza, certo magari con qualche accortezza come avere i tavoli distanziati, ma credo che in questi luoghi torneremo a stare volentieri. Magari ci inventeremo nuove forme di socialità, come ci insegnano oggi i flashmob, le videochiamate o le comunità online. Chissà magari nasceranno nuove forme di consumi in rete, ritrovi su piattaforme social, vedremo. La tecnologia in questo ci ha sempre aiutato".

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