Coronavirus, runner e aree cani piene: la città che non sta a casa

Viaggi o pomeridiano nella metropoli in quarantena: decine di persone in strada. Aumenta il numero dei denunciati: il conto complessivo sale a 1.561 sanzionati

Esercizi fisici al parco a breve distanza l'uno dall'altro

Esercizi fisici al parco a breve distanza l'uno dall'altro

Milano, 19 marzo 2020 - La città che non sta a casa la incroci dappertutto. Sui marciapiedi, con o senza mascherina. Nelle aree cani. In macchina. Nei parchi non recintati. Vai in giro in un soleggiato pomeriggio di metà marzo e ti ritornano in mente le parole dal prefetto Renato Saccone: "Ancora troppi che corrono, ancora troppe persone che interpretano in vario modo il loro diritto di passeggiare e di portare i cani a spasso. Non va bene questo". È così, purtroppo (martedì 306 denunciati per violazione del decreto anti-contagio, il conto in 8 giorni è salito a 1.561), tanto che il Governo sta pensando di vietare l’attività fisica all’aperto. Ieri abbiamo fatto una prova: tre ore in giro in macchina per la città (dalle 14.30 alle 17.30); lungo il tragitto di svariati chilometri, abbiamo incrociato due equipaggi della polizia (viale Jenner e viale Salmoiraghi), tre dei carabinieri (piazza Carbonari, via de Marchi e piazzale Loreto) e due della polizia locale (parco di Porta Nuova e Rubattino).

Il viaggio inizia dal Monte Stella: ci arriviamo dalla rotonda di Qt8, poi a destra in via Isernia. Ci sono due runner con i rispettivi cani che si abbeverano alla fontanella pubblica. Poco più avanti, a sinistra, una decina di auto parcheggiate davanti all’ingresso dell’area verde: nella zona dedicata agli esercizi, quattro-cinque ragazzi, droplet questo sconosciuto, allenano bicipiti e addominali a petto nudo. La marcia riprende. CityLife è blindata: i cancelli sono chiusi e presidiati dai vigilantes privati. Ai semafori non c’è la coda dei bei tempi (sì, quanto rimpiangiamo gli incolonnamenti e le sinfonie di clacson che tanto abbiamo maledetto), ma di mezzi in giro non ce ne sono pochi: quelli di Atm sono semivuoti, poi ci sono i furgoni dei corrieri e parecchie auto con una sola persona a bordo. A farla da padrone, ovunque, sono i proprietari di cani con i loro animali al guinzaglio: in piazza Carbonari passiamo per tre volte nel giro di venti minuti e troviamo sempre le stesse tre donne, due delle quali sedute su una panchina poco o nulla distanziate l’una dall’altra.

Al parco di Porta Nuova, all’ombra del Bosco verticale, ci arriviamo mentre due ghisa stanno platealmente rimbrottando una signora a spasso coi figli; due ragazzi stesi al sole su teli affiancati si voltano a guardare la scena. Al Naviglio Martesana non c’è la folla da maratona di New York dell’altra sera: evidentemente le foto che abbiamo pubblicato (e che hanno raccolto centinaia di condivisioni sui social) hanno consigliato ai runner di passare a tapis roulant e cyclette, o magari di cercarsi una zona meno battuta. Meno battuta come l’area verde in fondo a via Caduti in Missione di Pace, anche se lì la situazione è sotto controllo. Parco Lambro deserto, a eccezione di qualche passeggiatore solitario (così si può). In piazza Oberdan c’è un placido assembramento: sono in quindici in dieci metri quadrati. Sono le 17.30, angolo tra corso Buenos Aires e via Pergolesi, sullo sfondo la fila davanti al Pam: un senzatetto è seduto sugli scalini di un negozio, lui a casa ci andrebbe pure ma non ce l’ha.

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