Coronavirus, secondo caso a Milano: donna ricoverata

Altre verifiche sul paziente di Sesto. Positivo anche un militare di Cremona: sorveglianza sanitaria in caserma. Falso allarme a Lione per l’autista di un pullman passato in città: negativo

L'ospedale Sacco di Milano

L'ospedale Sacco di Milano

Milano, 25 febbraio 2020 - Vive a Milano, ma lavora in uno dei Comuni del Lodigiano al centro del focolaio di coronavirus della Lombardia, la donna ricoverata nelle scorse ore perché positiva al test. Si tratta del secondo contagio che riguarda persone residenti in città, dopo quello del dermatologo del Policlinico ricoverato per una settimana al Sacco per una polmonite (dopo essere rientrato da alcuni convegni tenuti tra Grecia e Germania) e poi risultato positivo a un tampone precauzionale effettuato nel centro clinico specializzato in malattie infettive in zona Roserio. Se allarghiamo lo sguardo al resto della provincia, vanno conteggiati anche il caso di Mediglia (anche se il settantunenne non viveva più in quel Comune da un anno) e quello del settantottenne ricoverato al San Raffaele, sul quale però permangono ancora dubbi sull’effettiva positività al Covid-19. Sì, perché gli esiti dei due test effettuati finora, uno in via Olgettina e uno al Sacco, sono in contrasto tra loro, come ha chiarito ieri pomeriggio l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera parlando di «3-4 casi su Milano»: «Il test fatto dall’ospedale Sacco e inviato all’Istituto superiore di sanità era debolmente positivo», mentre quello «inviato dal San Raffaele era negativo».

Detto che «in assoluto è una buona notizia», ha aggiunto l’esponente della Giunta Fontana, adesso è in corso la ricerca degli anticorpi nel sangue dell’anziano per verificare «se ha avuto il coronavirus e l’ha superato» – cioè se «si è negativizzato», e in questo caso «erano corrette entrambe le valutazioni» – oppure, nel caso in cui il paziente non abbia gli anticorpi, «se il Sacco ha commesso un errore nella sua valutazione». Intanto, ieri è emerso anche il caso di un militare dell’Esercito contagiato dal coronavirus, da non includere nell’elenco dei positivi “milanesi“ perché l’uomo risiede a Cremona, dove si trova da mercoledì scorso e dove probabilmente ha contratto il virus. L’ufficio stampa della forza armata ha spiegato che il militare ha accusato a Cremona i sintomi che lo hanno spinto ad allertare il personale sanitario. Immediatamente, a titolo precauzionale, a tutela del personale e secondo quanto previsto dalle disposizioni emanate dal Ministero della Salute, l’Esercito ha applicato le norme di massima tutela e la “sorveglianza sanitaria” del personale presente nell’infrastruttura in cui era temporaneamente impiegato il militare e che potrebbe essere entrato in contatto con lui nei giorni precedenti alla sua partenza per Cremona.

Inoltre, «sono state prontamente avviate le verifiche sanitarie di tutto il personale della base per il previsto periodo» di quarantena e predisposte le attività per la disinfezione dei locali interessati. Stando a quanto risulta al Giorno da fonti qualificate, l’uomo ha prestato servizio in una grande caserma di Milano, impiegato in una sala operativa di coordinamento dell’operazione «Strade sicure». Ultima nota per due allarmi poi rivelatisi infondati. Il primo è scattato ieri alle 7.30, quando una passeggera del pullman Flixbus partito da Siena, passato per Milano e diretto a Clermond-Ferrand, in Francia, ha chiamato le forze dell’ordine transalpine perché preoccupata dalla tosse «anormale e impressionante» del conducente. L’uomo è stato trasportato nell’ospedale di Lione, dov’è risultato negativo ai test sul coronavirus. Paura nel pomeriggio anche su due autobus con a bordo una scolaresca milanese di ritorno da una gita in Germania: segnalato un ragazzo con la febbre a 37,8°, poi l’allerta è rientrata e tutti gli alunni sono tornati regolarmente

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