Fuorisalone, controlli anti ladri dallo shopping all’aperitivo a Brera

In centro con gli agenti in borghese della Squadra mobile. Tra pedinamenti a distanza e informazioni via chat

Controlli anti-furti

Controlli anti-furti

Si cammina. Tanto. A fine giornata, il contachilometri segna numeri da mezza maratona: 18,5 chilometri per più di 23mila passi. Una marcia incessante, con frequentissimi cambi di direzione e velocità, a caccia di chi vuole approfittare della folla di turisti e appassionati richiamata in città dalla vetrina internazionale del Salone del Mobile per alimentare quello che potremmo definire l’indotto "negativo" dell’evento. Di mappare e fronteggiare questo esercito multiforme di ladri e borseggiatori, con specialità e modalità d’azione diverse e in continuo perfezionamento, si occupano quotidianamente gli agenti della sezione "Crimine diffuso" della Squadra mobile, specializzati nel contrasto ai reati predatori: fiato da fondisti e pazienza da asceti, la loro attività quotidiana si snoda tra lunghi ed estenuanti pedinamenti, passa dall’analisi di lineamenti che incorniciano facce già "schedate" in un passato più o meno recente e si completa con un’attenzione spasmodica a ogni tipo di movimento che possa tradire un incedere sospetto o a un dettaglio che faccia intuire che quella persona non è lì per caso.

Non che in questa prima metà del 2022 o nel mese appena trascorso non ci sia stato pane per i loro denti: il 25 maggio, ad esempio, i poliziotti in borghese hanno ammanettato un diciannovenne algerino che poco prima aveva rapinato una collanina d’oro a un ventottenne russo in piazza Duca d’Aosta, scoprendo poi che aveva riservato lo stesso trattamento due settimane prima a un diciottenne italiano in via Vitruvio; due giorni dopo, è toccato a due marocchini, "pizzicati" a rubare la borsa a una donna che stava pranzando con il marito in un locale di via Melzo. Certo, il Fuori Salone è il Fuori Salone. Lo è per chi attendeva da tempo di rituffarsi nel caos organizzato e scintillante della settimana consacrata al design, dopo due anni di edizioni alternative e forzatamente limitate causa pandemia. E lo è, purtroppo, per i delinquenti da strada in servizio permanente che popolano il centro. Il nostro viaggio con i segugi di via Fatebenefratelli, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Massimiliano Mazzali, inizia inevitabilmente da piazza Duomo. Dopo un rapido briefing e uno scambio di informazioni sui primi obiettivi da monitorare, gli agenti iniziano a camminare a coppie, con l’avvertenza di restare sempre a distanza ravvicinata, così da non trovarsi da soli o in inferiorità numerica in caso di intervento improvviso. Eccoci in via Torino, con i suoi marciapiedi stracolmi di gente e i suoi negozi d’abbigliamento con le porte spalancate. Gli occhi si muovono veloci, sulla chat di gruppo lo scambio di informazioni non si ferma mai. Del resto, gli scenari possono cambiare in un secondo: può succedere di seguire qualcuno per diverse centinaia di metri per poi cambiare target, così come può accadere di "inciampare" in un raid e in chi lo sta commettendo. Quando càpita, le reazioni degli arrestati sono variegate: c’è chi prova a scappare correndo a perdifiato, rischiando pure di farsi investire da un tram o di travolgere i passanti che incrocia; c’è chi fa finta di niente, ignorando l’invito risoluto a fermarsi; c’è chi scuote il capo e ammette la "sconfitta" nell’infinita battaglia con le "guardie"; e c’è chi allarga le braccia e non sa dire altro che "questo è mio mestiere".

E le vittime? Hanno comportamenti altrettanto imprevedibili, soprattutto quando non si sono ancora accorte di essere state derubate: c’è chi non si fida dell’agente che gli ha appena riconsegnato uno smartphone o un portafogli e chiede un tesserino di riconoscimento per avere la certezza che sia un esponente delle forze dell’ordine; e c’è chi (regalando, per risposta unanime di veterani e nuove leve, il momento più gratificante di giornate dure e sfiancanti) si apre istantaneamente in sorrisi e abbracci, specie se si tratta di un anziano che ha appena ritirato la pensione o di una persona che sta già rivoluzionando mentalmente la sua agenda per rifare carta d’identità, patente, bancomat e via dicendo. I controlli proseguono sotto i portici lato Arengario, per poi spostarsi sull’altro lato lungo della Cattedrale, in zona Rinascente per intenderci. E ancora: Galleria, corso Vittorio Emanuele fino a San Babila e ritorno, via Pellico e via Foscolo.

La pausa acqua, fondamentale in un pomeriggio con temperature agostane, dura pochi minuti. La ripartenza passa da via Monte Napoleone, per accertarsi che in coda davanti a boutique e showroom non ci siano intrusi, e punta con decisione verso Porta Nuova. Sono le 17.30, è l’ora dell’aperitivo. Destinazione Brera e Garibaldi, tra i tavolini all’aperto di via Fiori Chiari, via San Carpoforo, largo La Foppa e corso Como. Uno sguardo veloce registra distrazioni molto diffuse: il telefonino in bella vista di fianco al piatto o lo zainetto appeso alla sedia. Gioco facile per due tipologie di "professionisti": quelli che si avvicinano con un foglio bianco chiedendo qualche spicciolo e si allontanano col cellulare in mano e quelli che si fingono avventori per coprire la borsa col giubbotto e sparire col bottino. Tra selfie, spritz e lunghe file per entrare in palazzi che celano insospettabili giardini, la serata scorre via tranquilla. Si torna in Questura, l’attività è finita. Domattina si ricomincia.

 

 

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