Svuotavano i conti delle società e non pagavano tasse e contributi: arrestati

Smantellati due gruppi criminali a Trezzano e nel Magentino

Guardia di finanza

Guardia di finanza

Ben 25 società intestate a dei prestanome. I militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Milano hanno smantellato un'organizzazione criminale composta da due gruppi di malviventi. Che ora sono accusati di reati fallimentari e fiscali. Due i filoni: quello corsichese e quello magentino. Le ordinanze sono giunte al termine di indagini dei finanzieri delle Compagnie di Corsico e Magenta per reati societari, fallimentari, tributari, contro il patrimonio e contro l'economia, hanno colpito undici persone, tre delle quali sono state destinatarie di entrambi i provvedimenti. In particolare, i finanzieri della Compagnia di Corsico, delegati dalla Procura di Milano, hanno individuato un'organizzazione criminale, con base a Trezzano sul Naviglio, dedita alalla commissione di reati di natura societaria, fallimentare e tributaria, che utilizzavano 25 società intestate a prestanome. Gli indagati avrebbero di fatto svuotato i conti delle società in questione distraendo beni e ingenti somme di denaro dai patrimoni aziendali e sottraendosi sistematicamente al pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali, falsificando i bilanci e facendo anche ricorso all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

L'attività di polizia giudiziaria, che è stata messa in atto anche con l'aiuto dei reparti del Corpo di Varese, Napoli, Salerno e Lecce, ha portato all'esecuzione di nove misure cautelari di cui tre in carcere e tre ai domiciliari, due di divieto di dimora e una di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Oltre al sequestro preventivo di somme per oltre 33 milioni di euro, nonché al sequestro di 127 automezzi

Le Fiamme Gialle di Magenta hanno invece sviluppato un'indagine delegata dalla Procura di Pavia, nei confronti di 10 società che operavano nell'hinterland milanese nel settore dell'autotrasporto e del commercio di carburante, formalmente intestate a prestanome, ma che sarebbero in realtà riconducibili ad alcuni membri di una famiglia di Trezzano sul Naviglio. Gli indagati, anche in questo caso, avrebbero distratto regolarmente beni societari e somme di denaro, evadendo le imposte attraverso l'interposizione di nuove società appositamente create e predestinate al fallimento. Vi era una continuazione tra le società ormai svuotate e quelle neoistituite, con passaggi di disponibilità finanziarie, di personale dipendente e delle commesse. I profitti sarebbero stati quindi dirottati verso le nuove società, nonché immagazzinati nelle casseforti del gruppo, costituite da società immobiliari.

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