Continuità didattica e di sostegno soprattutto per i più fragili. E coerenza con quanto affermato dalle più alte istituzioni sull’importanza di questi aspetti: è quanto chiede a gran voce la madre di Thomas, bambino autistico. Quando il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara aveva presenziato all’evento di sensibilizzazione sull’autismo a Trezzano, lo scorso aprile, aveva affrontato i temi dell’inclusione e sottolineato un concetto per lui fondamentale: la continuità. Educativa, scolastica e di sostegno. Parlava del corpo docenti e degli insegnanti di sostegno, preziose risorse per le famiglie con bambini e ragazzi in difficoltà.
Il ministro, cui il Presidente Sergio Mattarella aveva chiesto di presenziare all’evento, aveva riconosciuto l’importanza di avere "una continuità didattica per gli studenti" soprattutto per chi ha una disabilità o disturbi dello spettro autistico. Come Thomas, 11 anni, che frequenta la primaria Franceschi. Era stata sua madre, Raffaella Salvatore, a scrivere al presidente Mattarella per invitarlo a vedere con i suoi occhi la bella realtà di inclusione dell’istituto: una scuola di eccellenza, con docenti preparati e amati dagli alunni. Insegnanti e personale scolastico si impegnano per garantire benessere e un percorso educativo di alta qualità. Un complesso sensibile ai temi dell’inclusione e della diversità, tanto che, in collaborazione con Sacra Famiglia, lo scorso anno è stata creata l’innovativa aula attrezzata “Teacch“, allestita come ambiente protesico e protetto per bambini che hanno bisogno di supporto. Insomma, la scuola ce la mette tutta.
Ma a mancare è un’organizzazione superiore che garantisca proprio quella continuità didattica ed educativa assicurata dal ministro. Thomas ha iniziato la scuola, ma con una maestra che non è la sua, Chiara, quella con cui aveva ormai stretto un legame, importante per tutti i bambini ma fondamentale per i piccoli che soffrono di autismo. Non è tutto: la classe quinta che frequenta, dove è presente anche un’altra bambina con fragilità, ha “perso“ due insegnanti che avevano iniziato il percorso "con gli alunni, per prepararli al delicato passaggio alle medie – racconta la maestra Lina Giannone, una dei due docenti –. È un sistema dove prevale la burocrazia, ma è nostro dovere, di tutta la rete scolastica, pensare prima di tutto al benessere dei bambini, al lavoro di inclusione che abbiamo portato avanti, sempre per il bene dei bambini". Delusa anche la mamma di Thomas che chiede "ciò che il ministro aveva garantito: la continuità tanto importante per i nostri figli. Iniziare da zero un nuovo percorso, in quinta elementare poi, è difficile e complesso, soprattutto per chi vive delle fragilità. Non si può essere insensibili a queste dinamiche".
Dello stesso parere gli altri genitori che chiedono "maggiore ascolto e riflessione da parte di chi decide le assegnazioni e le graduatorie, dal Provveditorato, dal Ministero. Perché spostare insegnanti o non riassegnarli agli stessi alunni con cui, insieme, abbiamo seguito un percorso? Un’ingiustizia che priva i bambini di punti di riferimento fondamentali per la loro crescita".