Contatti via mail e incontri in hotel Maxi raggiro al venditore di bitcoin

Largo Cairoli, truffato quarantenne di Singapore: 95mila dollari in criptovalute per 110mila franchi falsi

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di Nicola Palma

Tavolino di un ristorante all’angolo tra largo Cairoli e Foro Buonaparte. Un uomo mostra a uno dei commensali il contenuto di un sacchetto di tela che gli sta per consegnare: dentro ce n’è un altro di plastica pieno di mazzette da mille franchi svizzeri l’una. Poi lo richiude in tutta fretta con nastro adesivo da imballaggi di una ditta di traslochi, impedendo all’interlocutore di controllare bene cosa ci sia lì dentro: "È per non dare nell’occhio", lo rassicura a bassa voce. È in quel momento che si compie la truffa: il raggirato non sa ancora che quello che si ritrova tra le mani non è altro che un mucchio di banconote false, peraltro con scritta-beffa "Fac simile" in bella vista, scambiato per 95mila dollari in bitcoin (veri). Quando se ne accorge, è troppo tardi: la coppia di imbroglioni si è già volatilizzata.

La sequenza è andata in scena qualche minuto dopo le 11 di mercoledì a due passi dal Castello Sforzesco. La vittima della costosa fregatura è un quarantenne di Singapore che lavora in una società di investimenti. Ai poliziotti delle Volanti che annotano la sua denuncia, il manager racconta che un paio di mesi fa ha iniziato a scambiarsi mail con un uomo interessato a una compravendita di criptovalute. Dopo l’accordo virtuale, i due concordano di vedersi all’ombra della Madonnina. Il singaporiano arriva in città a dicembre e si sistema nella camera di un hotel del centro. Nei giorni successivi, si svolgono i due summit preliminari: il primo in un albergo in zona Quadrilatero della Moda, il secondo in un locale di via Marghera. C’è l’intesa sul quantum: il quarantenne cederà 95mila euro in bitcoin, in cambio di 110mila franchi svizzeri.

L’appuntamento finale è in programma l’altro ieri mattina: all’incontro, l’acquirente delle criptovalute si presenta con un amico. I tre fanno colazione, e nel frattempo prende forma lo scambio: dopo aver mostrato fugacemente al singaporiano il contenuto del sacchetto, l’uomo che ha presenziato pure alle due riunioni precedenti lo sigilla alla meglio e lo passa al venditore di bitcoin; che a quel punto attiva la procedura per il trasferimento di valori, con Qr code sullo smartphone. Tutto finito? Uno dei truffatori si dirige verso una fantomatica banca per controllare la transazione; il complice si avvia alla cassa per saldare il conto. Col passare dei minuti, però, nessuno fa più ritorno al tavolo. Il quarantenne si insospettisce, scarta la busta in fretta e furia e scopre la brutta sorpresa.

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