Covid, Zangrillo: "Elevato numero di contagi non è emergenza sanitaria"

Il primario del San Raffaele contrario all'ipotesi di una zona rossa in Lombardia: per convivere col virus occorre mantenere i "nervi saldi"

Il professor Alberto Zangrillo direttore di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele

Il professor Alberto Zangrillo direttore di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele

Milano, 10 gennaio 2021 - Mantenere i "nervi saldi" per convivere col Covid, e monitorare con attenzione quello che succede negli ospedali, tenendo presente che "un elevato numero di contagi non si traduce necessariamente in un'emergenza sanitaria". Sulla base di questo, quindi, fra i diversi fattori su cui si può agire per mitigare l'incidenza di casi gravi di Covid-19, l'applicazione di una "misura coercitiva su base cromatica" dovrebbe scattare "solo in casi estremi", non preventivamente. Ne è convinto Alberto Zangrillo, primario di terapia intensiva e rianimazione dell'Irccs San Raffaele.

In merito all'attuale situazione, Zangrillo precisa: "Io lavoro e osservo: le strutture sanitarie della mia regione non sono in sofferenza. Dal 22 dicembre nel mio ospedale ricoveriamo una media di 4 pazienti Covid al giorno. I medici sul territorio fanno la loro parte e purtroppo continuano a morire molte persone indipendentemente dall'infezione virale". E riguardo alla possibilità che si entri automaticamente in zona rossa con 250 nuovi contagiati per 100.000 abitanti lo specialista obietta: "Io sono un povero medico ospedaliero che si preoccupa di gestire con tempestività e qualità la diagnosi e la terapia della patologia. Ma credo che la mitigazione dell'incidenza di patologie gravi da infezione virale dipenda nell'ordine: da cure corrette e tempestive, dalla responsabilità di ognuno e solo in casi estremi si debba applicare la misura coercitiva su base cromatica". 

Il primario di terapia intensiva del San Raffaele conclude: "Convivere con i virus, non con il virus richiede: nervi saldi, grande attenzione ai numeri della clinica, profilassi vaccinale con un piano realistico e non utopistico, credere nell'azione di un sistema sanitario che si occupi con tempestività e rigore di tutte le patologie".

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