Come tutelare i ciclisti urbani (e come salvare la pelle in bici): i consigli del docente

Luca Studer, professore al Politecnico, offre una serie di ricette per migliorare la convivenza fra due ruote e veicoli a motore

Pista ciclabile in corso Venezia

Lucidi - Milano, emergenza Coronavirus fase 2, continuano i lavori della pista ciclabile in corso Venezia tra le polemiche dei commercianti (Massimo Alberico/Fotogramma, Milano - 2020-05-05) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Milano - "Incrementare le corsie ciclabili soft, anche nelle intersezioni. Indossare un abbigliamento ad alta visibilità se si viaggia in bici, in monopattino o a piedi. Moltiplicare le Zone 30 a Milano, con interventi strutturali che facciano capire anche 'psicologicamente’' agli automobilisti che non sono più i padroni della strada", sottolinea Luca Studer, docente di Circolazione e Sicurezza stradale al Politecnico di Milano e responsabile del Laboratorio mobilità e trasporti.

Professor Studer, una serie nera di incidenti mortali riempie le pagine della cronaca. Il 1° febbraio la morte di Veronica Francesca D’Incà, ciclista di 38 anni investita da un camion in piazzale Loreto. Due giorni fa in via Valassina ha perso la vita una donna di 95 anni, travolta da un autocarro in retromarcia sul marciapiedi. Che succede? "Negli ultimi anni c’è stato un aumento dei mezzi di mobilità dolce ed in termini assoluti il numero di incidenti è superiore rispetto a quando ne circolavano meno. Tuttavia le statistiche ci dicono che, anche se circolano molto più bici e monopattini sulle strade, i sinistri non sono aumentati proporzionalmente. Bisogna fare in modo che gli utenti deboli siano protetti".

Come? "Realizzando nuove piste ciclabili, soprattutto 'soft'. Perché è vero che la corsia in sede protetta è quella che offre maggiori garanzie di sicurezza, però presenta problemi di costi, tempi di realizzazione e spazio. Per legge non si può stringere troppo la carreggiata per le auto. Meno male che da qualche anno il Codice della strada ha introdotto le bike lane che delimitano con una linea bianca tratteggiata su strada lo spazio riservato alle biciclette. Gli studi dimostrano che anche le piste soft hanno aumentato la visibilità del ciclista da parte degli automobilisti, soprattutto alla loro destra: con una bike lane sta più attento. A mio giudizio dovrebbero essere disegnate anche all’intersezione per ricordare ai conducenti che una bici alla destra può proseguire dritto".

Una Milano a 30 km all’ora è un progetto fattibile? "Non basta introdurre un divieto. Se le condizioni stradali rimangono le medesime le auto continueranno a viaggiare alla velocità di prima. Meglio pensare ad aumentare le Zone 30".

In che modo? "Con interventi strutturali: basta stringere le corsie, realizzare chicane, dossi, una diversa pavimentazione per far capire all’automobilista, anche psicologicamente, che non è più padrone della strada ma deve convivere gli altri utenti moderando la velocità. Non scomparirebbero gli incidenti ma sarebbero meno gravi".

Consigli per chi va in bici, monopattino, a piedi? "Diventare visibile. Io quando sono in giro in monopattino, oltre a indossare il casco, sembro un lampione per tutto l’abbigliamento catarifrangente che ho addosso. Meglio correre il rischio di apparire ridicoli piuttosto che lasciarci le penne".

 

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