Covid e crisi: Confcommercio accende i riflettori sul rischio criminalità

Presentato il report 'La criminalità ai tempi del Covid', con la partecipazione del procuratore e coordinatore della Dda Alessandra Dolci e del prefetto Renato Saccone

Il magistrato della Dda Alessandra Dolci

Il magistrato della Dda Alessandra Dolci

Milano, 26 novembre 2020 - “Un campanello d’allarme da non sottovalutare, gli effetti prolungati dell’emergenza impattano pesantemente sulla tenuta economica e la liquidità delle aziende. Che i ristori siano rapidi e congrui alle perdite di fatturato”, così Mario Peserico, vicepresidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha presentato “La criminalità ai tempi del Covid”, report di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza che aggiorna il precedente di giugno. E il procuratore e coordinatore della direzione distrettuale antimafia, Alessandra Dolci, avverte: “Colpisce il fatto che non sia arrivata nessuna denuncia nei mesi della pandemia, ma dalle investigazioni risultano titolari che continuano a pagare il pizzo, anche in questo momento di grandissima difficoltà”.

Le imprese sarebbero dunque più esposte al rischio criminalità: quelle commerciali, turistiche e dei servizi che affermano di aver ricevuto proposte “irrituali” sono salite dal 9 al 19% in cinque mesi. Secondo le risposte di 411 imprese, soprattutto risotratori (38%), dettaglianti non alimentari (30%), agenzie immobiliari (13%), cresce il numero di chi ha ricevuto offerte di aiuto economico da sconosciuti (dal 3 al 4%), di cessione quote aziendali (dall'1 al 4%) o proposte di acquisto dell’attività a un valore inferiore a quello di mercato (dal 6 all'11%). Queste riguardano soprattutto ricettività (21%), ristoranti (20%), commercio auto/moto (7%), dettaglio non alimentare (5%). In base ai dati open source sul web, i casi di usura sono aumentati da 4 a 17 dal 2018 al 2020 e quelli di estorsione da 16 a 22, secondo quanto elaborato dalla piattaforma Mine Crime e dall'istituto Misap. “Le analisi hanno evidenziato che all'aumentare dei reati di usura ed estorsione, per singolo comune, aumentano alla stessa velocità i casi di immobili e aziende confiscati sul territorio. Inoltre, all'aumentare del reddito pro-capite, aumenta la probabilità che si verifichi nello stesso comune un caso di usura ed estorsione”, spiega Peserico. Tra i 'reati spia', i danneggiamenti sono segnalati dal 12%, il triplo rispetto al 4% di giugno, colpiti in particolare automotive (29%), ricettività (21%) e ristorazione (19%). Aumentano le effrazioni (dall'1 al 4%) e i furti (dallo 0 al 9%) che hanno colpito maggiormente i negozi di oreficeria (14%), ristorazione (11%) e dettaglio non alimentare (10%). Parla di “piena rispondenza” dei dati con l'attività investigativa, Alessandra Dolci, ma “quello che colpisce di più è che non ci sono denunce di usura o estorsione nel corso della pandemia. Eppure dall'attività investigativa ci risultano titolari che pagano, 500-1000 euro di pizzo – afferma -. Essere acquiescenti non è un gesto neutrale perché riconosce l'autorità criminale in un territorio, che mira a fare sistema con il mondo imprenditoriale. Talvolta però gli imprenditori in difficoltà vengono segnalati a soggetti malavitosi da impiegati di banca e quando l'usura diventa insostenibile l'azienda finisce per essere avviluppata in una serie di attività illecite, cosa che spiega il basso numero di denunce. Oltre a danneggiare l'economia, va ricordato che chi non denuncia può essere escluso dagli appalti pubblici ed essere destinatario di interdittiva antimafia. Certo, va anche rivisto il sistema del fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura, visto che l'80% dei mutui decennali erogati non viene restituito”. “Entro il 31 gennaio svolgeremo un'analisi su 125 casi di cessione società e subentro selezionati in base ad alcuni indicatori di alert (capitale, fatturato, età) sui 500 segnalati dal Comune di Milano. Con Palazzo Marino abbiamo siglato nel 2019 un patto per un forte interscambio di dati che vede coinvolte anche Camera di Commercio e forze dell'ordine, sovvenzionata con fondi da sanzioni Expo – spiega il prefetto Renato Saccone -. Se l'anno prossimo saremo passati da 20 a 150 vorrà dire che siamo riusciti a far emergere il ruolo fondamentale della rappresentanza, per garantire a soggetti in sé deboli un rapporto forte con le istituzioni”. “In questa situazione di grave difficoltà per molte aziende, è ancor più importante intensificare il monitoraggio di questi fenomeni, rafforzare la collaborazione con le istituzioni, soprattutto far arrivare i ristori rapidamente e in modo congruo in rapporto alle perdite di fatturato”, è la chiosa di Peserico.

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