Col divieto dei balli al chiuso in fumo il 25% degli incassi

I gestori delle discoteche milanesi attendono col fiato sospeso le nuove regole

Ha dovuto vendere una sua casa e l’auto per salvare l’attività. Una decisione estrema per Rodolfo Beffa, titolare del Pelledoca Music&Restaurant, dove è ferma la pista da ballo per effetto dei provvedimenti governativi ma sono spenti anche i fuochi della cucina. "Abbiamo aderito al lockdown volontario per il ristorante" dice il patron del locale di viale Forlanini che sollecita il Governo "alla riapertura al più presto".

Quali sono le difficoltà?

"Tante e troppe. Il nostro locale è noto per la sua formula che unisce la cena con la possibilità poi di ballare, togliendo i tavoli. Senza uno dei due capisaldi, il format non funziona. Per questo ho aderito a una sorta di lockdown volontario. Apro il ristorante solo su prenotazione. Sabato sera ci è andata abbastanza bene, abbiamo accolto 50 persone anche se la capienza sarebbe di 200 posti. Ma questo mese è successo solo un’altra volta. A gennaio siamo stati aperti in totale due sere. Se aggirassi il divieto di ballare come fanno altri locali che contano sui pochi controlli, la gente tornerebbe. Ma a me di fare il “furbetto“ non va: ho sempre rispettato le regole e poi sono pure vicesindaco di un paesino di montagna. Anche se è un insulto scoprire che ci sono persino i bar che fanno ballare e c’è gente che affitta capannoni o appartamenti per feste abusive. E noi chiusi da un giorno all’altro, come se fossimo la causa di tutti i contagi".

Come fa a garantire la prosecuzione dell’attività?

"Sono stato costretto a vendere un appartamento e l’auto. Non solo per pagare i vari costi e le bollette stratosferiche. Ho dovuto anticipare questo mese gli stipendi ai dodici dipendenti che attendono ancora la cassa integrazione di gennaio. Per fortuna ho anche un centro cinofilo che mi dà un po’ di ossigeno. Senza, lo dico senza esagerare, sarei in mezzo a una strada".

Al Governo cosa chiede?

"Di riaprire subito le discoteche. Io sarei pronto anche dal primo febbraio. Ma al momento sulla riapertura non c’è alcuna comunicazione ufficiale: ho consultato sia la Silb di Confcommercio che la Fiebet di Confesercenti ma nessuno sa nulla. Nebbia assoluta".

Se ci fosse una proroga dello stop fino al 31 marzo?

"Senza ristori sarebbe la condanna a morte. Tanto vale riconsegnare le chiavi al Governo. Forse non hanno capito che anche il divertimento fa girare l’economia. Siamo aziende che danno lavoro e pagano tasse".

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