Cinisello, i (quattordici) giorni dell’abbandono

Due settimane per offrire l’assistenza minima alla famiglia contagiata con due figli disabili

L'emergenza Covid

L'emergenza Covid

Cinisello Balsamo (Milano), 4 dicembre 2020 - Quattordici giorni per ottenere un operatore sociosanitario che assista un disabile, positivo al Covid-19. Sembra incredibile, ma nella modernissima provincia di Milano, può accadere che una famiglia venga completamente abbandonata e rimpallata da una burocrazia che pare non conoscere la parola "umanità". Una settimana fa il Giorno ha raccontato la storia drammatica della famiglia Talamo, di Cinisello Balsamo, colpita duramente dal Covid.

La madre, 67 anni, tuttora ricoverata in ospedale, con una polmonite bilaterale; il padre, 75 anni, a casa con la febbre a 39, In mezzo due figli di 36 e 42 anni, entrambi con una disabilità al 100%, il più giovane immobile a letto, anche lui positivo al Covid. Un terzo fratello, a sua volta in quarantena ma nella sua abitazione, aveva lamentato che da una settimana il papà anziano e malato era costretto a assistere da solo i due figli, perché la cooperativa di sostegno aveva sospeso il servizio. Nessuno che potesse aiutarlo a cambiare, lavare e muovere il congiunto bloccato a letto. Nonostante avesse scritto ai servizi sociali del Comune, al sindaco e al vicesindaco, nessuna assistenza gli era stata offerta né dal Comune né da Ats.

A 14 giorni dall’inizio di questo dramma, solamente ieri, giornata interazionale delle persone con disabilità, con una telefonata è stato comunicato che gli assistenti di Ipis (la società sovra comunale che si occupa di sociale) garantiranno da oggi la presenza di un operatore. "Difficile dire se riuscirà a risolvere il problema – spiegano i familiari – il protocollo che i servizi sociali conoscono bene prevede la presenza di due operatori, perché mio fratello è completamente immobile – spiega Antonio Talamo, il terzo fratello – Per sollevarlo e trasportarlo in bagno, deve essere imbracato e spostato con una carrucola lungo tutta la casa". Nei giorni scorsi la famiglia aveva rifiutato il "ricovero di sollievo" proposto dalle autorità sanitarie. Tropo rischioso, dicono dalla famiglia. Se si sentono uno per uno gli enti preposti sono tutti pronti a dire e a dimostrare di aver fatto bene la loro parte. Eppure il problema è rimasto irrisolto. E qualcuno si è persino innervosito per il fatto che la notizia sia finita sui giornali. Non fosse stato per l’intervento informale del sindaco Ghilardi forse non ci sarebbe nemmeno quell’unico assistente sociale. "Un problema c’è – ammette il sindaco -. Per questo ieri l’assessore De Cicco lo ha posto al tavolo del Distretto sanitario. Ne abbiamo parlato con Ats e con l’azienda ospedaliera. Si deve trovare una figura in grado di intervenire in queste situazioni estreme. Perché ciò che è accaduto a Cinisello non deve ripetersi".

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