MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Il trionfo del ciclismo su pista alle Olimpiadi. Vigna: "Quanta attesa dopo il nostro oro"

Ai Giochi di Roma 1960 era nella squadra che vinse nell’inseguimento a squadre: "Che impresa a Tokyo"

Marino Vigna, il primo a destra nella foto, con i compagni di squa

Rozzano (Milano) -  "Ho atteso per tanto tempo che qualcuno conquistasse nuovamente l’oro, lo abbiamo sfiorato 4 anni dopo la nostra medaglia, ma poi è stato il declino. Sono orgoglioso per questa conquista dell’oro olimpico che ho atteso 61 anni". A parlare è Marino Vigna, classe 1938 e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 nell’inseguimento a squadre di ciclismo. Filippo Ganna, Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon hanno scritto un’importante pagina della storia del ciclismo, stabilendo anche il record mondiale. Un’impresa che ha entusiasmato tutti, anche i vecchi leoni del ciclismo come nel caso del campione Vigna che vive a Rozzano, dove fino a pochi anni fa era impegnato con i giovani per lo sport.

La prima sensazione che ha avuto quando i quattro ragazzi hanno tagliato il traguardo conquistato l’oro? 

"Ho seguito la gara con passione. Aspettavo da tanto tempo l’oro, anche se speravo che arrivasse prima. Fino agli anni ‘60 eravamo quelli da battere, ma dopo l’argento del 1964 è stato un declino".

Che differenze ci sono tra il ciclismo di ieri e quello di oggi?

"La comunicazione senza dubbio. Credo di aver avuto più riconoscimenti e popolarità oggi che quando ho vinto la medaglia. Allora ricordo che, io milanese, quando arrivai a Milano non c’era nessuno ad aspettarmi, ho preso il tram e sono tornato a casa. Almeno gli altri compagni della mia squadra vivendo in comuni più piccoli si trovarono sindaco e banda a festeggiarli. Da ieri il mio telefono è diventato rovente. Per quanto riguarda il modo di correre, oggi si corre su piste coperte e questo agevola. Ricordo che alla finalissima noi corremmo su una pista ancora umida".

Oggi prosegue il suo impegno dello sport? 

"Fino allo scorso anno seguivo per la Bianchi attività dilettantistiche e abbiamo vinto 5 mondiali, ho collaborato con la federazione nella commissione tecnica professionisti".

Si può fare di più per avvicinare i giovani allo sport e al ciclismo in particolare? 

"Sono andato nelle scuole con Rossella Galbiati, altra campionessa del ciclismo, pera raccontare ai ragazzi cos’è lo sport e cos’è il ciclismo .Oggi ci vorrebbero piste coperte per i giovani, È un pericolo mandare i ragazzini sulle strade. In Italia c’è una sola pista coperta ed è a Montichiari ad uso esclusivo della nazionale. Oggi il merito di questo trionfo e di chi ha messo insieme questi ragazzi, il ct Marco Villa e i gruppi sportivi che rinunciano ad attività di strada per farli preparare alla pista. Il ciclismo su pista per me è l’università del ciclismo".