ETTORE SALADINI
Cronaca

Christian . Lilley Perez

Nell’angolo di periferia cantato da Jannacci tutto cambia per non cambiare. I negozi e le cooperative di un tempo sostituiti da nuove attività. ma anche gli abitanti storici si riconoscono nella sua dimensione di paese.

Nell’angolo di periferia cantato da Jannacci tutto cambia per non cambiare. I negozi e le cooperative di un tempo sostituiti da nuove attività. ma anche gli abitanti storici si riconoscono nella sua dimensione di paese.

Nell’angolo di periferia cantato da Jannacci tutto cambia per non cambiare. I negozi e le cooperative di un tempo sostituiti da nuove attività. ma anche gli abitanti storici si riconoscono nella sua dimensione di paese.

Non saranno più i tempi della Banda dell’Ortica di Enzo Jannacci. Niente più pali sguerci che ci vedevano "istess de nòtt come ‘n del dì". Ma l’Ortica resta uno di quei quartieri che solo a sentirli nominare sanno di Milano. Un po’ isolata dal resto della città – per arrivarci, anche ora che c’è il metrò blu, dalla fermata bisogna camminare per dieci minuti, attraversando anche un cavalcavia non proprio comodo -, l’Ortica mantiene una dimensione di paese, con case basse, una chiesa e un piccolo giardino al centro. Tanti anziani seduti sulle panchine, la pasticceria eoliana al centro dei pomeriggi, un calzolaio boliviano che mai ti aspetteresti lì e un vero e proprio museo a cielo aperto di murales.

"Un giorno, passeggiando per un mercatino, trovo un libro: “Cent’anni di Ortica“. Lo sfoglio e leggo il nome di mio nonno, Bruno Panigada, che era presidente della bocciofila del quartiere. Credo basti per far capire che tipo di legame ho con questo posto", racconta Massimo Poggi, oggi responsabile della bocciofila della Balera dell’Ortica. "Qui è sempre stato un paese, separato dal resto della città da uno stradone. Un borgo a tutti gli effetti, dove ci si conosce tutti. Certo, da bambino era un altro mondo: c’erano le cooperative, molti più negozi e bar, e i campi da bocce di via Cima erano sempre affollati. Era tutto in funzione di quel tempo. Oggi il mondo è cambiato, a bocce non gioca più nessuno, e gli anziani al bar sono sempre meno. Ma l’Ortica conserva la sua vocazione: un borgo tranquillo, al riparo dalla confusione della città".

Davanti alla Balera, seduti su una panchina nel parco dell’Ortica che a Est sfuma nella piazza del santuario, ci sono i coniugi Diomede, da anni residenti nella zona: "Io sono qui da sessant’anni e posso dire che l’Ortica è migliorata esteticamente: si vive bene, è tranquilla e c’è anche socializzazione. Hanno chiuso molti negozi, quello sì, ma credo sia una cosa comune a tutta Milano", dice Fiorenzo Diomede. "Poi è anche molto bello passeggiare, soprattutto lungo i murales. Le persone vengono apposta per vederli. È una sorta di museo: ci sono i cantautori, le donne e il Duomo. Insomma, la storia della città", aggiunge la moglie Ides.

Oltre ai murales – progetto nato con OrMe Ortica Memoria e Orticanoodles, in collaborazione con il Comune di Milano – l’Ortica conserva ancora attività storiche al centro della vita quotidiana. Come la Pasticceria Eoliana, ormai punto di riferimento dei pomeriggi dei residenti, ma non solo: "In vent’anni siamo diventati una delle realtà più importanti della zona. Da noi arriva clientela anche da fuori, compresi personaggi noti come politici e cantanti. Siamo felici di essere diventati un punto di riferimento, non solo per chi vive qui, ma anche per la città. Portiamo i sapori della Sicilia, la nostra terra, e fa piacere che il nostro lavoro sia apprezzato da tutti. Ben venga essere anche un luogo d’incontro per chi abita qui, ogni quartiere ha bisogno del suo bar", racconta Gianni Albanese, titolare dell’attività.

Poco più in là, nella piazza spicca un’insegna sbiadita che recita “Calzolaio Rinascere“: "Io sono qui dal 2010, ho rilevato questa calzoleria da un mio amico italiano che ancora oggi viene spesso a trovarmi. Qui mi trovo molto bene, la clientela è stupenda, ci si conosce quasi tutti. Sono contento di proseguire la mia tradizione familiare a Ortica. Mio padre era un calzolaio in Bolivia, io sono venuto in Italia per continuare e mi sono subito integrato molto bene, le persone vengono e mi sembra siano contente del lavoro", racconta Rafael Guzman Paz, proprietario del negozio.

L’Ortica, insomma, è un quartiere residenziale, non particolarmente vivace, ma che negli ultimi anni ha conosciuto una vera rinascita. Lo conferma anche Soyo Shdir, residente e cameriere: "Negli ultimi anni l’Ortica è stata valorizzata, oggi è in crescita. C’è stato un periodo, soprattutto durante il Covid, in cui sembrava destinata a spegnersi. Ma ora le cose stanno andando meglio: grazie ai murales e tutte le nuove attività credo che il quartiere continuerà a trovare la sua strada".