diPaolo Galliani
Cronaca

Chiude il “Rattazzo” Fort Alamo dell’Utopia

I figli del fondatore Piero: Covid e ordinanze non ci consentono di ripartire Il rammarico dei giovani di ieri e oggi per quel locale di birre, polpette e sogni

di Paolo Galliani

Un avverbio, di quelli definitivi e anche un po’ autoritari, che a uno come lui probabilmente nemmeno piacevano, perché sapevano di arroganza, potere, dittatura, mentre lui, Piero Rattazzo, era di quelli che il mondo lo volevano senza muri e frontiera, come rivelava il suo bar, in via Vetere, metafora delle sue idee: informale, privo di manierismi, ma - diamine – accogliente come una casa. “Mai più!”. Eccolo l’avverbio rilanciato da Facebook, che i suoi figli Debora e Omar non avrebbero mai voluto scrivere ma hanno postato, per ricordare il padre che se n’è andato nel dicembre scorso e per annunciare la chiusura della sua attività, massacrata da un virus che non ha rispetto per niente e nessuno. Nemmeno per questa location mitica di una Milano d’altri tempi che il patron Piero aveva trasformato in una Fort Alamo dell’utopia, dove i giovani andavano a consumare birre, polpette e sogni, all’interno di un quartiere Ticinese che negli anni ’60 e ’70 scandalizzava la Milano per bene ma piaceva alla Sinistra radicale, affezionata a una stradina considerata un piccolo baluardo della Rivoluzione possibile, seppure indecisa tra il dogmatismo di Avanguardia Operaia (a due passi aveva la sua sede) e i “casinisti” di Lotta Continua che stazionavano tra Vetra e Basiliche.

Anche per una città preparata a vedere chiudere tanti esercizi commerciali soffocati dal Covid ma certamente non pronta a congedarsi da Bar con cucina che Piero aveva trasformato in un laboratorio di riti urbani – su tutti, quello degli happy hour per strada, all’aperto – salvo poi vedere espropriato il suo amato Ticinese, trasformato da quartiere alternativo per studenti e artisti squattrinati in una zona turistica e modaiola. Tant’è. È la resa: "Il Bar Rattazzo non riaprirà mai più – hanno scritto Debora e Omar – Il Covid e le ordinanze non ci consentono più di ripartire". E, in aggiunta, "…Piero non c’è più, purtroppo o per fortuna. Perché in un periodo come questo, il suo animo non avrebbe retto". E in una sorta di epitaffio non richiesto, qualcuno, prima o poi, proporrà di dedicare una strada all’oste di origine piemontese che nel 2005 aveva ricevuto il milanesissimo Ambrogino d’Oro. Poco portato alla vanità, lui scuoterebbe la testa. O sorriderebbe, come aveva fatto anni fa, quando l’autorevole BBC britannica, in un reportage sul Ticinese e su questo mitico locale del “bere per strada” e della “controcultura milanese” , l’aveva definito “santo patrono della gioventù”.