"Chi lavora va pagato, iniziamo dai nostri stagisti"

L’assessora Cappello: misura per retribuire tutti i tirocinanti del Comune. Sportelli per l’impiego nei caselli daziari e nei centri antiviolenza

Migration

di Andrea Gianni

"Se c’è una prestazione lavorativa, deve essere sempre retribuita. Noi vogliamo fare la nostra parte con un provvedimento perché venga pagato anche chi svolge uno stage curricolare negli uffici del Comune di Milano". L’assessora allo Sviluppo economico e alle Politiche del lavoro del Comune di Milano, Alessia Cappello - ieri ospite dell’evento Best Stage Awards organizzato dalla Repubblica degli Stagisti - illustra una delle misure in cantiere, in una fase critica per un mondo del lavoro al bivio fra crisi e ripresa.

Quali potrebbero essere i livelli retributivi?

"In questo momento chi svolge un tirocinio extracurricolare per il Comune viene pagato 300-400 euro al mese. Vorremmo stabilire la stessa soglia anche per chi svolge tirocini curricolari, per i quali al momento la legge non prevede un pagamento, in una fase che vede anche i giovani soffrire per l’inflazione e il costo della vita. Con i suoi 14mila dipendenti il Comune è la prima azienda della città, e stabilire una retribuzione per tutti gli stagisti verrebbe anche incontro alla volontà del Consiglio comunale, che ha approvato una mozione del Pd su questo tema".

Lo scorso 29 aprile è stato firmato il Patto per il lavoro, con sindacati e imprese. Che bilancio si può tracciare a due mesi e mezzo di distanza?

"La retribuzione per tutti i tirocinanti del Comune è in linea con i contenuti del Patto, e ci farebbe piacere venisse applicata anche dalle nostre società partecipate, che probabilmente aderiranno all’accordo. Poi abbiamo firmato in Prefettura il protocollo sulla sicurezza e sulla legalità degli appalti nei cantieri, una base per innescare un cambiamento, ma ci sono tante altre iniziative".

Martedì presenterete il bando Mi-15 minuti. Come sarà la “città a 15 minuti“?

"L’obiettivo è avere tutto quello che serve a disposizione nel proprio quartiere: spazi di aggregazione, luoghi dove far giocare i bambini ma anche negozi dove riparare oggetti, dove fare una spesa “sana” o attività fisica. La scadenza è il 16 settembre, e rinnovo l’invito a tutte le realtà interessate a presentare i propri progetti. Le risorse, in questo momento, ci sono. Per azioni come Mi-15, Crowdfunding civico e Scuola dei Quartieri sono stati stanziati quasi 2,5 milioni di euro da fondi europei per la ripresa post-Covid delle città".

A Milano resta il problema della povertà e delle disuguaglianze, mentre d’altra parte ogni giorno assistiamo a interventi di imprenditori che non riescono a trovare dipendenti. Come legge questo fenomeno?

"Ne ho parlato di recente anche con mie “omologhe“ di Parigi, Londra e Barcellona, ed è un problema diffuso a livello europeo. Sono convinta che questa difficoltà nel trovare dipendenti sia transitoria, dovuta agli sconvolgimenti provocati da pandemia e altri fattori. Il mercato del lavoro si riassesterà".

È tutta colpa del reddito di cittadinanza, come sostengono diversi imprenditori?

"Sicuramente va riformato, perché è evidente che non funziona. È stato un ammortizzatore sociale che ha aiutato tante famiglie nella pandemia, ma per quello esisteva già il Rei. Ha fallito, invece, l’obiettivo di reinserire i percettori nel mondo del lavoro. Per questo servono vere politiche attive del lavoro, e va fatta in fretta perché ci troviamo davanti a mesi complicati".

Collegato al reddito di cittadinanza c’era anche il potenziamento dei centri per l’impiego, con massicci investimenti. Come renderli più efficienti?

"Con la Città metropolitana stiamo individuando spazi non convenzionali dove aprire nuovi sportelli. Tra le aree che potrebbero essere adatte ci sono i mercati comunali coperti, i centri antiviolenza, le sedi dei Municipi, gli ex caselli daziari vicino alla Darsena che potrebbero ospitare servizi per i giovani, tra cui l’orientamento al lavoro".

La città della moda e del design ha ripreso a correre?

"Vedo una energia incredibile e una voglia di ripartire, anche nel sistema delle fiere. Condivido la proposta di Tamborini e Capasa per agevolare le imprese del settore tessile e abbigliamento e mettere 100 euro mensili in più in busta paga ai lavoratori senza detrazioni. Aumentare gli stipendi è fondamentale, ma la vera riforma che serve è il taglio del cuneo fiscale".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro