
Uomo disperato
Milano, 9 dicembre 2015 - Per cascarci bisogna essere parecchio incauti. Tuttavia è sempre buona prassi non dare nulla per scontato e avvisare chi è nel mirino senza allarmare nessuno. In queste settimane stanno arrivando nelle caselle postali dei dipendenti pubblici e pensionati milanesi lettere relative alla cessione del quinto dello stipendio o della pensione, ovvero un tipo di prestito o finanziamento che si estingue versando, appunto, la quinta parte della retribuzione. Una possibilità alla quale si può scegliere di ricorrere o no. Peccato che alcune delle lettere in questione facciano intendere che un prestito o un finanziamento di questo tipo sia già stato attivato, anzi che sia solo da rinnovare, anche se il destinatario della missiva mai si è sognato di cedere alcun quinto.
Un errore di invio? Così si difende la società finanziaria con sede dichiarata in piazza Sicilia che ha inviato le missive e da noi contattata sotto mentite spoglie, come se avessimo ricevuto una di queste lettere. È in questa telefonata che ci si fa sapere, a domanda, che sono almeno 3mila, se non 3.500, le lettere «pazze» già inviate, ovvero: lettere destinate a persone che nessun quinto hanno mai ceduto.
A pensar male si fa peccato, ma basta leggere una delle missive, nel caso una di quelle inviate ad un’insegnante, perché faccia capolino il dubbio che, sotto sotto, quelli della finanziaria potrebbero averci provato. «Gentilissimo e stimato signore/a, abbiamo notato la Sua correttezza, serietà e puntualità nei pagamenti del prestito che Le avevamo rilasciato, tramite Inpdap/Inps o tramite nostri collaboratori bancari o finanziari... »: come a dire “Tizio, Caio o Sempronio”. «Per questo motivo – prosegue la lettera – desideriamo informarla che la Sua cessione del quinto stipendio (sovvenzione o piccolo prestito) potrebbe già essere rinnovata...».
Ma come “rinnovata”? La destinataria manco mai l’ha chiesta? Si noti la precisazione buttata là tra parentesi: “sovvenzione o piccolo prestito”, come se chi abbia deciso di cedere il quinto non sapesse esattamente in che tipo di operazione si sia avventurato. Avanti con la missiva, però. Se la cessione viene rinnovata, la nostra insegnante avrebbe «l’opportunità di entrare in possesso di un’ulteriore somma di denaro – parole sottolineate in grassetto – ad un’eccezionale tasso del 4,7%, anche con piccoli acconti qualora la sua (senza maiuscola, stavolta ndr) cessione quinto stipendio – bel ricordo, le preposizioni! – (sovvenzione o piccolo prestito) – si specifica di nuovo – non fosse immediatamente rinnovabile». In grassetto pure tre delle ultime 4 righe: «L’operazione, se rinnovata a seguito di questa comunicazione, le permetterebbe il totale abbuono degli interessi futuri della vecchia operazione e il recupero dei costi della polizza assicurativa non goduta come da normativa vigente!».
Considerato che chi ha ricevuto la lettera non ha mai ceduto alcunché, considerato lo stile e l’ambiguità col quale è scritta, considerato che lo stipendio in molti casi basta solo fino alla terza settimana, come non sospettare che la società abbia cercato di ingolosire ignari dipendenti e pensionati? Che abbia voluto puntare sull’effetto confusione generato dalla lettera in chi non ha mai sottoscritto cessioni del quinto perché, una volta contattata la società e consumate le scuse di rito, si provasse a convincerli della bontà di tale soluzione? O che, semplicemente, abbia voluto fare proseliti? Dubbi, non certezze. Di certo la finanziaria non risulta avere convenzioni con l’Inps (citata in testa alla lettera), non sotto tale nome. Ne ha una col Cral del Comune di Milano. giambattista.anastasio@ilgiorno.net