
Cerimonia del Famedio. Polemica su Berlusconi. Il fratello Paolo replica: il rancore è meschinità
Ormai è storia: il nome di Silvio Berlusconi da ieri mattina è iscritto al Famedio, il Pantheon dei grandi milanesi nel Cimitero Monumentale. Ma neanche nel giorno della cerimonia che ha consacrato l’ex premier, fondatore di Forza Italia e presidente del Milan nel Tempio meneghino, le polemiche si sono placate. Nel discorso al Famedio, il sindaco Giuseppe Sala ha utilizzato una definizione neutra, parlando di Berlusconi come di "uno dei protagonisti della vita industriale, politica e sportiva del nostro Paese". La presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, invece, ha voluto mettere qualche puntino sulle i: "Imprenditore e leader politico, il segno lasciato dalla sua personalità, tanto apprezzata quanto criticata, rimane nella storia di Milano e dell’Italia".
Un po’ come dire: luci e ombre. Un giudizio ancor più duro è stato espresso nelle scorse settimane nella petizione online intitolata “Berlusconi al Famedio? Not in my name!” lanciata dalla Scuola di Formazione Antonino Caponnetto: 38.271 le firme raccolte. Non poche. Una presa di posizione a cui ieri mattina, a margine della cerimonia del Famedio, ha replicato per le rime Paolo Berlusconi, fratello di Silvio: "Mio fratello era un uomo buono, giusto, generoso e pieno di amore. Il rancore, l’invidia è una manifestazione di meschinità, per cui credo che valga la pena di citare Dante: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa“".
Sala, intanto, commenta così le 38mila firme contrarie all’iscrizione di Berlusconi al Famedio: "I cittadini hanno il diritto di manifestare il loro pensiero e le istituzioni hanno il dovere di decidere. Questa è una decisione presa da una commissione del Consiglio comunale ma credo che sia stato giusto iscrivere Berlusconi al Famedio". Il sindaco, subito dopo, cita le parole della Buscemi e aggiunge: "Berlusconi è stato molto amato e molto criticato, questa è una realtà storica. Ma ha lasciato un segno importante nella storia di Milano, ha creato tanti posti di lavoro per tanti". Le parole della Buscemi non hanno convinto Marcello Dell’Utri, grande amico e collaboratore di Berlusconi per tanti anni: "Che cosa significa che Silvio è stato criticato? Anche Cavour è stato criticato, anche Mazzini, anche Manzoni, che senso ha? Uno nella vita ha cose buone, cose meno buone. La vita è una sola, quindi ci sono bellezza, ombre, luci ma la bellezza rimane. Oggi (ieri, ndr) è un giorno speciale, lasciamo stare questo discorsi un po’ peregrini, io non li guardo più i giornali". A rendere omaggio a Berlusconi, ieri al Famedio c’erano anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e alcuni politici di FI: Alessandro Cattaneo, Licia Ronzulli, Alessandro De Chirico, Gianluca Comazzi, Giulio Gallera. Assenti, invece, i figli dell’ex premier.
Berlusconi a parte, ieri mattina sono stati iscritti al Famedio altri 13 grandi milanesi: la stilista Marta Marzotto; il pianista Marcello Abbado; il patron del Salone del Mobile Manlio Armellini; i fratelli Natale, Cesare e Alessandro Balbiani; il chitarrista jazz Franco Cerri; le politiche Gisella Floreanini, Ombretta Fumagalli Carulli e Gisella Floreanini; l’artista Alberto Garutti; l’editore Achille Mauri; l’orafo Alfredo Ravasco. Buscemi ha proposto e fatto promuovere altre due donne: Gaetanina Calvi (la prima italiana laureata in Ingegneria al Politecnico) e Rosina Ferrario (la prima aviatrice italiana).
Il sindaco, nel suo discorso, ha definito Milano "laboratorio del cambiamento" e a margine ha spiegato: "Questa è una stagione storica di malcontento universale, quindi nuove formule vanno trovate. Io difendo il modello Milano, ma mi rendo conto che da alcuni punti di vista va ritarato perché i tempi sono cambiati. I più giovani ci accusano di lasciargli un mondo depauperato dal punto di vista ambientale. Poi c’è il tema della sicurezza che suscita dibattito. C’è molto da lavorare. Non si può vivacchiare e io non lo sto facendo".