Centrodestra in corsa "Uniti senza se e ma" Meloni: per noi di FdI un ruolo più centrale

Gli alleati di Fontana ostentano compattezza in vista delle elezioni "Confronto e sensibilità diverse, ma sappiamo fare squadra". Micro contestazione (su Bolsonaro) alla kermesse di Fratelli d’Italia

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di Giulia Bonezzi

"Non vedo l’ora", dice la premier Giorgia Meloni in videocollegamento da Roma, "di ricominciare a lavorare con Attilio Fontana e una Giunta di centrodestra alla guida della Regione Lombardia". Nella quale "sono certa che Fratelli d’Italia avrà un ruolo più centrale", aggiunge con poco azzardo la donna che ha fondato FdI e l’ha portato in cinque anni dal 4 al (forse) 30%. Che si rifletterebbe negli equilibri interni, se tra un mese il centrodestra rivincesse le regionali. "Se prenderanno molti voti, com’è molto probabile, è normale che abbiano più dei due" assessori della scorsa legislatura, osserva il ricandidato Fontana, della Lega, al secondo passaggio in due giorni all’auditorium Testori della Regione dove gli azionisti di maggioranza del centrodestra lanciano la campagna elettorale. E assicura che non gli è mancato il sostegno degli alleati (inclusi i popolari di Noi con l’Italia), quand’era sotto attacco durante la pandemia e quando l’ex vice Letizia Moratti voleva il suo posto.

"Siamo uniti senza se e senza ma, non faremo campagna a scapito degli alleati, vogliamo prendere più voti dal grande partito dell’astensione", assicura la coordinatrice lombarda di FdI Daniela Santanchè, che ha invitato i suoi omologhi di coalizione. Licia Ronzulli, di Forza Italia, non si nasconde che i voti del centrodestra in Lombardia "in media sono tra 2,3 e 2,5 milioni, è una questione di vasi comunicanti e ora sono distribuiti con le percentuali che vediamo; noi speriamo di guadagnare fuori da questo contenitore e magari recuperare qualcuno", ma bolla le frizioni nella maggioranza come "narrazione che non corrisponde alla realtà". C’è "confronto", ci sono "sensibilità diverse, non siamo un partito unico", ma "a differenza della sinistra siamo capaci di fare squadra", è il coro da Palazzo Lombardia all’autodromo di Monza, dove il segretario della Lega e vicepremier Matteo Salvini, aprendo la campagna dei Giovani lumbard, assicura di stare "lavorando benissimo con Giorgia Meloni. Mettetevi l’anima in pace: staremo lì per cinque anni più cinque". Lì in autodromo si è aperto intanto un nuovo round a distanza sull’autonomia, il ministro leghista Roberto Calderoli ribatte agli appelli del vicepremier forzista Antonio Tajani a "non penalizzare il Sud".

Ma al Testori regna l’armonia, non increspata dalle polemiche (esterne alla sala) per la "cosa molto forte" pronunciata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (che ritiene Dante Alighieri "il fondatore del pensiero culturale di destra" in Italia, ma all’"egemonia gramsciana", concede, "non dobbiamo sostituirne una della destra, la cultura è libertà"). Né da un tizio che sventola una sorta di pergamena con foto di Meloni e dell’ex presidente brasiliano accusato di tentato golpe, riuscendo dire solo "No alla cittadinanza a Bolsonaro" prima di essere allontanato. E il presidente del Senato Ignazio La Russa declina, con una certa poesia, la ricetta della pasta alla Norma.

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