Milano, Centro estivo: soldi per il figlio disabile. La denuncia

"Ci è stata chiesta una retta di 2.200 euro, troppo per noi". Gli operatori: nessuna volontà di escludere,pronti ad accoglierlo gratuitamente

"Mio figlio ha imparato tanto, quest’anno, a scuola: a tenere la penna in mano, a mangiare da solo, a infilare perline in un filo. Un traguardo, per un ragazzino di 13 anni che ha un ritardo mentale con disturbi dello spettro autistico. Avrei voluto mandarlo anche al centro estivo attivato nella stessa scuola, tra la Barona e il Naviglio Grande, gestito dalla cooperativa Spazio Aperto Servizi, ma non è stato possibile: mi è stata chiesta una “retta“ di 2.200 euro per le settimane tra il 15 giugno e il 22 luglio, dalle 9 alle 13. Troppo per una famiglia “normale“ come la nostra. A malincuore, ho dovuto rinunciare". Lo racconta Sabrina Camasso, mamma di Francesco. Lei e il marito Roberto organizzano le loro giornate in funzione delle necessità del loro ragazzino. Poi c’è il figlio più piccolo, di 10 anni, "che sembra già un ometto. Aiuta il fratello, si rende sempre disponibile, è molto responsabile". È dura incastrare il lavoro con gli impegni familiari. "Mandare Francesco al centro estivo sarebbe stata un’occasione per lui e avrebbe rappresentato anche una boccata d’ossigeno per noi genitori: io – continua la signora Camassa – ho dovuto affrontare un intervento per un “dermatofibrosarcoma“ che mi ha tolto le forze. Lavoro come custode in una casa popolare e al momento sono in malattia. Rientrerò al lavoro a fine mese". Indispensabile la presenza di papà Roberto, "che segue Francesco come la sua ombra. Non si può perdere di vista un secondo perché è iperattivo. Ora il papà, che di lavoro monta stand fieristici, ususfruisce di un congedo straordinario in base alla legge 104". Adesso si dedica completamente a suo figlio ma dovrà tornare al lavoro per non rischiare di perderlo. Il tredicenne ha frequentato la scuola secondaria di primo grado di via Salerno, dell’Istituto comprensivo Ilaria Alpi, "trovandosi molto bene. Ha fatto progressi enormi". Tutto bene, finché non è arrivata la doccia fredda del centro estivo.

"Un progetto che è stato attivato proprio all’interno della sua scuola, gratuito per i ragazzi. Ma per Francesco l’operatrice con cui ho parlato mi ha chiesto 2.200 euro, per 4 ore al giorno. Io ero disposta a pagare un contributo ma questa cifra è al di là della nostra portata. Non sarebbe bastato neppure il sostegno regionale per disabili gravissimi (B1) che percepiamo, unito alla quota per l’accompagnamento. Troppo. A nostro carico ci sono anche i pannolini per Francesco (non sono sufficienti quelli forniti da Ats)". Quindi il ragazzino è rimasto a casa. "Noi ci sentiamo abbandonati". Da Spazio Aperto Servizi spiegano in via informale che non c’è stata volontà di escludere e che oggi la mamma sarà contattata, con l’intenzione di inserire il suo ragazzo gratuitamente. "Il campus – sottolinea la cooperativa – è realizzato da Spazio Aperto Servizi all’interno di “Sprint! La scuola con una marcia in più”, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa. Si sviluppa nel quartiere da tre anni, all’interno dell’orario scolastico, extrascolastico e nel periodo estivo: offre corsi sportivi e motori, percorsi dedicati all’affettività e alle emozioni, formativi, consulenze pedagogiche per insegnanti e genitori, sportello di ascolto, camp estivi. Quest’estate i campus sono stati tre: due dedicati ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado e uno alla scuola primaria. Dal 15 giugno al 22 luglio, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 16.30 sono offerte attività ricreative e laboratoriali a 120 bambini e bambine, di cui 10 con disabilità anche grave. Numerose sono le famiglie in situazioni di fragilità e vulnerabilità che trovano risposte educative, senza oneri a loro carico".

"Ma dobbiamo sempre combattere – conclude la signora Camasso – per avere gli stessi servizi degli altri". Segui il video

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