SIMONA BALLATORE
Cronaca

Una cella di San Vittore alla Statale: "Ora provate voi a starci dentro"

Idea nata da uno studente-detenuto e raccolta da professori e avvocati

La cella ricostruita in università

Milano, 21 settembre 2017 - La cella 124 del sesto raggio di San Vittore apre in un’ala della Statale, sotto il porticato di largo Richini. Ricreata nei minimi dettagli, quattro letti e una manciata di metri quadri, in cui cinque visitatori a turno vengono fatti entrare per cinque minuti, senza cellulari e orologi, dopo essere stati perquisiti e immatricolati.

In 117 si sono lasciati «intrappolare» il primo giorno, una ragazza si è sentita mancare l’aria: dopo due minuti ha chiesto di uscire. I visitatori lasciano un messaggio, condividono emozioni. «Diritti verso il futuro» è una nuova associazione studentesca dell’università degli Studi, e si fa conoscere con l’installazione «VI Raggio Lato B Cella 124 - La dignità di un uomo si misura in metri», aperta sino a venerdì grazie alla Caritas Ambrosiana. Il sodalizio e la prima iniziativa, sposata anche dalla cooperativa sociale Estia, sono nati nel chiostro di via Festa del Perdono, dall’idea di un gruppo di studenti di Filosofia, cui si sono aggiunti colleghi di Lettere, ricercatori, avvocati, detenuti, docenti. Si parlava di attualità, dei diritti negati, con Julian, al secondo anno della magistrale in Scienze filosofiche: si è laureato lo scorso anno con una tesi di ambito morale, sulla scoperta e la conquista dell’altro; i primi due anni non ha potuto frequentare, studiava in carcere. Oggi ne ha 39, è ancora detenuto a Bollate, ma da due anni può seguire le lezioni. «Ho letto per caso l’Apologia di Socrate e mi sono innamorato – racconta – è un appello di vita difficile da seguire, ma ci fa riflettere sull’umanità. Cerco di dare un contributo, nel mio piccolo. La cronaca parla spesso di sovraffollamento delle carceri, qui facciamo capire di cosa si tratta. Dev’esserci un senso per chi è dentro e per chi è fuori, un incontro. È facile ripugnare e respingere chi è diverso, puntare il dito, noi vogliamo la via più difficile».

L’università ha spalancato una finestra per Julian: «Ho scoperto capacità che non immaginavo, riconquistato fiducia in me e rielaborato la mia vita. Studiare Filosofia aiuta ad affrontare i problemi. Torno tutte le sere in carcere ma non mi fa più paura, torno per amore di ciò che sto costruendo, non per paura di una sanzione. Ho capito l’utilità della legge e sento l’esigenza di sensibilizzare e informare gli studenti». «Diritti verso il Futuro» conta già una quarantina di iscritti. In calendario nuove iniziative: «L’idea è abbattere i muri - spiega Anna Vanzetti, studentessa di Lettere -, raccontare la quotidianità di chi si trova in condizioni di emarginazione sociale, carceri, riformatori, comunità psichiatriche».