Cavallero e il colpo da film del ’67 Morto a 82 anni Sante "il bandito"

La storia di Notarnicola: dalla rapina di largo Zandonai al nome sulla lista delle Brigate Rosse

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Una corsa disperata. I rapinatori a fare da battistrada per 12 infiniti chilometri. La polizia a inseguire. È il pomeriggio del 25 settembre 1967, sulla 1100 D blu sono in quattro: il capo Pietro Cavallero, il braccio destro Sante Notarnicola, il giovanissimo autista Donato Lopez e Adriano Rovoletto. La banda, che porta il nome del leader, ha appena svaligiato il Banco di Napoli di largo Zandonai, diciannovesimo e ultimo raid della serie tra Torino e Milano: in tre sono entrati con le pistole in pugno e hanno razziato 12 milioni di lire, Lopez è rimasto in macchina. Qualcosa è andato storto, però: un impiegato è riuscito a dare l’allarme. Cavallero e compagni iniziano a sparare all’impazzata, e in meno di mezz’ora tre persone restano sull’asfalto: in viale Pisa viene colpito Virgilio Odone di 53 anni, autista di una cartiera a bordo di un furgoncino; in piazza Stuparich cade il trentacinquenne Francesco De Rosa; in piazzale Lotto viene ferito a morte lo studente diciassettenne Giorgio Grossi.

La fuga finisce con uno schianto contro un muro: Rovoletto viene catturato subito, Lopez la mattina successiva e Cavallero e Notarnicola il 3 ottobre nel casello ferroviario abbandonato di Valenza Po. Un colpo drammaticamente leggendario, reso immortale dal film di Carlo Lizzani "Banditi a Milano". Ieri, uno di quei "banditi", Sante Notarnicola, è morto, a 82 anni: ne hanno dato notizia diverse realtà della sinistra bolognese, dove ha trascorso la sua seconda esistenza come poeta e oste al Pratello. In realtà, Notarnicola ne ha vissuto parecchie di vite. Nato nel 1938 nella tarantina Castellaneta, a 13 anni raggiunse la madre in un quartiere popolare di Torino. Poi l’iscrizione alla Fgci e quindi al Pci, salvo poi migrare verso gruppi rivoluzionari e anarchici. L’incontro con Cavallero e le rapine in serie: un’esperienza che si chiude con l’arresto del 3 ottobre ’67 e con la condanna all’ergastolo dell’8 luglio ’68. Le rivolte in cella per protestare contro le condizioni carcerarie e il tentativo di evasione da Favignana attraverso un tunnel scoperto dagli agenti. Il nome di Notarnicola torna a far rumore nel 1978: è il primo della lista di 13 indicati dalle Brigate Rosse come reclusi da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro. Nel 1995, in semilibertà, inizia a gestire il pub Mutenye a Bologna. Il 21 gennaio 2000 torna libero. Di recente, aveva sconfitto il Covid, ma non ha retto alle successive complicanze. Nicola Palma

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