
Il sovrintendente Salsi e la nostra cronista lungo la Strada
Milano, 29 settembre 2019 - Un camminamneto nelle viscere del Castello Sforzesco. Un sistema di difesa che per oltre 500 anni ha resistito ad assedi, dominazioni straniere, e alle bombe del ’900. Perché è stata, anche, uno dei rifugi antiaerei più grandi di Milano, la Strada Coperta della Ghirlanda. «Percorrerla significa scoprire la storia di Milano», dice Claudio Salsi, soprintendente del Castello. Insieme a lui, e allo speleologo Gianluca Padovan, ci siamo addentrati nel cunicolo di mezzo chilometro, a forma di ferro di cavallo (è visitabile ogni sabato con prenotazione obbligatoria, a cura di Ad Artem e Opera d’arte).
Nota anche come «Galleria di controscarpa», perché ricavata dal terrapieno che delimita il fossato, la Strada della Ghirlanda era parte del sistema difensivo messo a punto dal duca di Milano, Francesco Sforza, e fu realizzata intorno al 1455. Ancora oggi sono visibili le postazioni per pezzi di artiglieria e le feritoie dalle quali colpire alle spalle eventuali invasori. Il camminamento costituiva anche una via di fuga, essendo l’unico collegamento sia coi rivellini (gli avancorpi di difesa) che con la Ghirlanda, il poderoso muro fortificato, quasi completamente demolito dopo il restauro dell’architetto Luca Beltrami alla fine dell’800. Del complesso Galleria-Ghirlanda è rimasta una sola immagine del XV secolo, inestimabile: un disegno di Leonardo da Vinci conservato in un manoscritto all’Institut de France. «Il Castello fu la migliore macchina da combattimento in Europa», dice Padovan. Tutto risponde a un disegno difensivo: sotto la volta a botte, i muri con mattoni a vista rinforzati da ceppo dell’Adda. Le cento finestrelle per controllare quello che succedeva fuori. Dal corridoio principale si dipartono otto gallerie che un tempo dovevano essere provviste di portoni (si individuano ancora i cardini): «Se i nemici fossero entrati era assolutamente necessario “sigillare” il passaggio», chiarisce lo speleologo. Alla Galleria della Porta del Soccorso troviamo una palla gigantesca, simile a quelle usate per le catapulte d’assedio. L’ipotesi più accreditata è che sia un falso storico, spiega il sovrintendente, «realizzato all’epoca di Beltrami».
Sono invece autentici i depositi di salnitro nei muri più umidi. La Strada della Ghirlanda attraversò le dominazioni straniere, dai francesi agli spagnoli fino agli austriaci ma dopo il ’700, con l’interramento dei fossati, venne abbandonata. Un primo tentativo di risistemazione avvenne alla fine dell’800, con Beltrami. Durante la Seconda Guerra Mondiale divenne un rifugio antiaereo capace di accogliere fino a duemila persone: di quel periodo sono rimasti lo scarico dei gabinetti, qualcosa del vecchio impianto di illuminazione. E un mistero non risolto. Perché tra i visitatori c’è chi ha riferito, anche al sovrintendente, di un passaggio che, durante la guerra, conduceva alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. La segnalazione è giunta anche alle orecchie di Padovan che sul Castello ha scritto un nuovo libro (“Castrum Portae Jovis Mediolani”, per Bar Publishing), in cui riassume 30 anni di indagini, avanzando l’ipotesi che ci sia un altro passaggio ipogeo sotto la Strada, che è tornata accessibile al pubblico dal 2007, dopo il restauro del Comune col sostegno di Fondazione Cariplo.