CLAUDIO
Cronaca

Cassandra la naja e l’urlo dal treno

Un giovane uomo ricorda Cassandra alla stazione di Savona Letimbro mentre i soldati partono per il Friuli. La ragazza traccia cuori sui vetri, ma lui sa che lei non c'è più. Un viaggio in treno che porta con sé ricordi e rimpianti.

Negri

Stazione di Savona Letimbro, quando il mondo era giovane. Una ragazza traccia ghirigori su un vetro appannato. E mormora qualcosa tra sé. Il dodicesimo scaglione - o almeno buona parte di esso - è in partenza per il Friuli. La ragazza è sempre lì, con l’indice che le scivola sul vetro, sembra che scriva nomi e che disegni cuori. “Lo fa per tutti i soldati che partono, a ogni scaglione. E’ la Cassandra, non si perde un treno... dice che vuole bene a tutti quelli che partono per il reggimento...”, ti informano strizzandosi l’occhio i compagni di naja. “Vi voglio bene” scrive intanto la ragazza. Però, che pensiero gentile. Cassandra è un nome che le si addice: la senti mormorare con accenti e toni diversi. Siamo in un impacciato mondo di uomini giovani e deboli di fronte alle minime increspature del destino. Il sortilegio di Cassandra non ti tocca: nessuna voce ti arriva, nemmeno un’eco appannata. Perché non hai la ragazza, non ce l’hai più. Ti ha lasciato a settembre. Ti ha detto: ”Rimaniamo amici”. Ma come si fa a rimanere amici? “Chiedilo a Cassandra come si fa” scherzano i compagni. E la tradotta arriva al binario: porterà i soldati al fronte incruento della guerra fredda, ma è pur sempre una tradotta. Ci metterà almeno dodici ore da lì al Friuli. “Diamo la precedenza anche ai treni merci” fa uno. “Perché, hai fretta?” replica il vicino. Si parte: c’è anche chi manda baci a Cassandra, ma lei resta intenta ai suoi ghirigori. Poi solo buio e binari, fratelli. I soldati si accucciano come possono per dormire. Tu no. Tu sai che la tradotta passerà per il borgo natio e ti fa uno strano effetto. E così nell’ora del lupo si fa avanti un buio più familiare. La tradotta viaggia quasi a passo d’uomo. Tu sei al finestrino del corridoio. Un sergente insonne, che ti tiene d’occhio da un po’, ti afferra per un braccio: “Ehi, dico, che non ti venga mica in mente di saltare giù...” Proprio in quel momento sfila la casa di lei e sfila anche quel cancello dove alla sera la ragazza ti accendeva le lucciole con un biondo bacio. Tu hai abbassato di scatto il finestrino gridando alla notte quel caro nome.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro