Cassa Covid, nel Milanese sono ben 30mila i lavoratori in bilico

Gli ammortizzatori sociali legati alla pandemia sono in calo, ma restano ancora 13 milioni di ore: "Licenziamenti congelati"

Danilo Margaritella, segretario generale Uil Milano Lombardia

Danilo Margaritella, segretario generale Uil Milano Lombardia

Milano - Un colpo di spugna su 43 posti di lavoro solo nella sede amministrativa di Milano, per la procedura di licenziamento collettivo avviata da Isagro, società del settore degli agrofarmaci. Cinquemila lavoratrici delle mense aziendali nel Milanese che vivono in bilico, fra una crisi provocata dai tagli dei servizi dovuti anche al ricorso allo smart working e ammortizzatori sociali che per ora scongiurano il licenziamento. Sono solo due delle situazioni allarmanti sul tavolo dei sindacati, in una settimana segnata da un nuovo step verso lo sblocco totale dei licenziamenti che progressivamente sta riportando la situazione alla “normalità“ pre-Covid.

La fine del divieto di ridurre i dipendenti già in vigore per i settori meno colpiti dalla crisi, come il metalmeccanico, finora non ha provocato un’emorragia di posti di lavoro. Il grosso degli esuberi, però, scatterà in quei comparti ancora coperti dagli ammortizzatori sociali Covid, prorogati fino a fine anno. E il ricorso agli ammortizzatori, pur in calo mese dopo mese, resta ancora ad alti livelli: specchio di situazioni di crisi che si preparano a esplodere. Secondo un rapporto della Uil, su dati Inps, da gennaio a settembre 2021 sono state autorizzate in Lombardia 346.674.761 ore di cassa integrazione, con un calo del 36,9% rispetto allo stesso periodo del 2020, nella fase più acuta della pandemia.

Guardando agli ammortizzatori sociali legati all’emergenza sanitaria, solo a settembre di quest’anno sono state autorizzate in Lombardia 5.243.294 ore di cassa integrazione in deroga (calata del 56,6% nel confronto con lo stesso mese del 2020) su un totale di oltre 14 milioni di ore. A questo bisogna aggungere altre 8 milioni di ore autorizzate a settembre di Fondo di integrazione salariale (Fis), l’ammortizzatore sociale per alcuni settori. In tutto, quindi, settembre vede almeno 13 milioni di ore di ammortizzatori sociali legati direttamente al Covid. Il rapporto fotografa anche l’impatto sui lavoratori: a settembre erano in cassa integrazione 84.360 lombardi impiegati in vari settori, fra cui 30.842 con la cassa in deroga, legata al Covid. A settembre 2020 i lavoratori in cassa erano il triplo: 246.844.

Tra questi, 71mila con la cassa Covid. In un anno, quindi, circa 160mila persone hanno smesso di prendere la cassa (Covid e non), perché la crisi della loro azienda è rientrata oppure hanno perso il posto di lavoro. "Nonostante la discesa della cassa integrazione – spiega il segretario generale della Uil lombardia, Danilo Margaritella – i dati dimostrano che non siamo ancora usciti dalla crisi. Il fatto di aver prolungato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali Covid fino a fine anno è una salvaguardia anche alla luce della scadenza del blocco dei licenziamenti del 31 ottobre".

La segretaria della Cgil Lombardia Valentina Cappelletti elenca i settori che, ancora lontani da una piena ripresa, potrebbero finire al centro di esuberi di massa. "Soffrono il trasporto aereo – spiega – alberghiero e turistico, ristorazione collettiva. Si sono già persi migliaia di posti di lavoro, e tanti altri sono congelati dagli ammortizzatori sociali legati al Covid. A novembre non ci aspettiamo una valanga di esuberi, perché i veri problemi potrebbero esplodere col nuovo anno. Alle aziende in crisi, per ora, conviene continuare a usufruire degli ammortizzatori".  

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