Un migliaio di persone al presidio sotto la sede della Rai di corso Sempione, poi in corteo fino all’Arco della Pace. Pupazzi e macerie finte colorate di rosso sangue sotto la sede della tv di Stato accusata a cori e striscioni d’essere "complice del genocidio" e di "censurarlo". La protesta, cui hanno partecipato antagonisti, Giovani palestinesi e Potere al popolo, riguardava il "clima di censura e di terrore" della puntata post-Sanremese di Domenica In, ma i cori pro-Palestina e contro lo Stato d’Israele rendevano chiaro come il caso Dargen D’Amico, bruscamente interrotto mentre parlava dei migranti dalla conduttrice Mara Venier che ha rimproverato i giornalisti per aver fatto domande che l’avrebbero "messa in imbarazzo", per i manifestanti fosse secondario rispetto al caso-Ghali, con lo "stop genocidio" pronunciato sul palco dell’Ariston durante la finale, la reazione piccata dell’ambasciatore israeliano, la replica del cantante milanese a Domenica In ("Per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino") e il comunicato letto da Venier con cui la tv pubblica ha preso le distanze, esprimendo solidarietà "al popolo di Israele e alla comunità ebraica", firmato dall’ad Roberto Sergio che per questo ha ricevuto minacce ed è sotto scorta.
CronacaCaso Ghali, mille pro-Palestina sotto la Rai. Poi corteo fino all’Arco