Regolari, con figlia disabile: niente casa popolare a Milano

Ecco perché è importante sbloccare gli alloggi. La famiglia Ferrante aspetta da 5 anni pagando l’affitto per un appartamento troppo piccolo

La bambina disabile trascinata sulle scale perché la casa non è a norma

La bambina disabile trascinata sulle scale perché la casa non è a norma

Milano - ​Il monolocale che hanno affittato in zona Corvetto, al loro arrivo a Milano, doveva essere un alloggio temporaneo. Invece Ana Moran, 49 anni, il marito 42enne Ruben Ferrante, e le loro figlie Tiziana e Giulia di 9 e 6 anni ci sono intrappolati ormai da cinque anni. Hanno lasciato Lima, in Perù, dopo la nascita della figlia minore. "Durante il parto Tiziana ha avuto un’emorragia cerebrale – spiega Ana – e temevamo che non potesse sopravvivere. Ci hanno consigliato di venire in Italia in modo che potesse ricevere le cure migliori. Mio marito è figlio di italiani e ha la doppia cittadinanza, così abbiamo deciso di lasciare tutto e partire per questa avventura a Milano". La voce di Ana, addolcita dal suo accento spagnolo, sembra un canto dolente mentre racconta la sua odissea. "In Perù mi sono laureata – ricorda – e facevo la maestra. Qui in Italia lavoro ad ore per le signore del quartiere e seguo le mie figlie, soprattutto la piccola che è disabile e ha bisogno di tante cure e fisioterapia, ma fortunatamente sta crescendo".

Il vero problema - oltre ai mille spostamenti in bus per raggiungere gli ospedali Buzzi, Mangiagalli e Regina Elena dove Giulia è in cura - è lo spazio vitale nell’appartamento. A casa Ferrante sono i metri quadrati a mancare. "Abbiamo deciso di fare domanda per una casa popolare – racconta Ana – : è da cinque anni che la presentiamo, ma puntualmente da cinque anni veniamo respinti. Nostra figlia è disabile al 100%, ma pare che a Milano non ci siano alloggi di Aler o del Comune senza barriere architettoniche". Alla famiglia Ferrante servirebbe un’area più grande per permettere a Giulia di spostarsi liberamente in sedia a rotelle e a Tiziana, la maggiore, di avere un angolo per sé. "Adesso – racconta Ana – si chiude in bagno per leggere e studiare in santa pace".

Ma i problemi non finiscono qui. "Per arrivare al nostro appartamento, che è al piano rialzato, ci sono da fare una decina di scalini. Nostra figlia sta crescendo e sollevare ogni volta la sua carrozzina diventa pesante". La famiglia Ferrante ha pensato anche di provare ad aderire ad un bando del Comune di Milano per l’assegnazione di alcuni alloggi in via Ripamonti. "Sono case che hanno bisogno di sistemazioni o qualche arredo. C’è bisogno di 7mila euro per rendere abitabili gli appartamenti che avevamo visto, ma non importa. Possiamo farcela", assicura con orgoglio Ana, che chiede solo di entrare nella graduatoria per avere le chiavi di quegli alloggi. E finalmente, pur facendo slalom tra mille difficoltà, far crescere le sue figlie con il sorriso. "Anche mia figlia grande, Tiziana, è sempre più nervosa – racconta – e per me come mamma è disperante, perché nell’immediato non posso fare niente. Non vorrei che mi si ammalasse anche lei".

 

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