Casa Pananti in una webserie Dietro le quinte... delle aste

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di Anna Mangiarotti

Pananti Casa d’Aste, casa-cenacolo dell’arte italiana Ottocento-Novecento, o "piccolo bazar", spiega il serio etrusco amministratore direttore Filippo Pananti, figlio del fondatore sempre attivo Piero (nella foto, ndr). Biglietto da visita prestigiosissimo: a Firenze, dal 1968. A Milano, un atelier e un socio conosciuto per gioco sul campo da golf, l’imprenditore Ugo Colombo, vocato a mondializzare il campo di lavoro. Prima in Italia a realizzare nel 2012 aste in diretta streaming. Prima, ora, a raccontarsi in una webserie (sui canali Youtube e Facebook di Pananti Casa d’Aste).

Il commento dei millennials: "Ganzo!". Come dire, proprio bravi, ingegnosi, a svelare sul web, senza interruzioni pubblicitarie, le emozioni, le sorprese, gli imprevisti della vostra attività. Che consiste, per esempio, nel far viaggiare una inopinata opera d’arte da un remoto angolo del Meridione, quindi attraverso analisi impietose sotto la lampada di Wood, e studi e ricerche e compilazione del catalogo, fino ai lanci e rilanci della "battitura", e al finale colpo di martello: "Aggiudicata!". Un lavoro di squadra, ovvero di una famiglia toscana "gentile e senza denti", che rivendica pure il senso dell’umorismo.

A garanzia, ieri al lancio dello storytelling nell’austero milanese Museo Bagatti Valsecchi, il dono di un libretto cartaceo, già edito nel 1981. Ristampa di un discorso tenuto da Alberto Savinio nel dicembre 1933 all’inaugurazione di una mostra di Ottone Rosai, "uno dei pochissimi" che gli faceva dire che l’Italia ha ancora una volta una grande pittura, senza tacere gli esordi: espulso, Rosai, per indisciplina dalle elementari, quindi dall’Accademia per essersi presentato in direzione con un coltellaccio a minacciare tutti di rendergli giustizia per un torto: vero o presunto?

Altre curiosità, magari riposte nella rivista "L’Indiscreto" o nella collana "Panantine", costellano la storia della Pananti Gallery. Organizzatrice, oltre che per Rosai, di 400 mostre. Nei propri locali, o al servizio di esposizioni pubbliche e all’estero: nell’elvetica Lugano, Villa Malpensata, "Mino Maccari. Il genio dell’irriverenza".

In totale: 331 sessioni d’asta, 75mila lotti di quadri, sculture, documenti, gioielli... Una sola Famiglia, compresi il magazziniere Salvatore e il grafico Lippi (presunte ascendenze rinascimentali) e la fida bassotta Margot, e al vertice della presidenza onoraria, il riscatto del diminutivo: l’amato Marchino.

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